Condannare Marco Carta a 8 mesi di carcere per il tentato furto di magliette alla Rinascente di Milano. Il pm Nicola Rossato ha depositato ricorso in appello contro...
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Il pm nel ricorso spiega di aver già dato conto nel primo grado, davanti al giudice Stefano Caramellino, «di quante volte gli imputati hanno mentito» nell'interrogatorio di convalida (il giudice non convalidò l'arresto di Carta, ma poi la Cassazione di recente gli ha dato torto) anche sulla base, poi, della «visione dei filmati di videosorveglianza».
Carta, spiega ancora il pm, «nega il proprio coinvolgimento, ma non riesce a spiegare quando e in che modo la Muscas avrebbe preso i capi di abbigliamento da lui indossati nel camerino», ossia le 6 magliette del valore di 1200 euro. Per la Procura, che punta a smontare nel dettaglio tutti i passaggi delle motivazioni del verdetto, «l'intero percorso motivazionale» del giudice «parte dall'assunto che» il teste oculare, ossia l'addetto alla vigilanza della Rinascente, «non sia credibile e tutti gli elementi probatori a disposizione» sono stati «vagliati secondo tale prospettiva». Il giudice, infatti, nelle motivazioni, depositate a fine novembre, aveva sostenuto che la prova della colpevolezza del cantante era «insufficiente e contraddittoria». E che era valida, invece, la ricostruzione alternativa, ovvero che a rubare le t-shirt fu l'infermiera e amica Muscas, che voleva fare un «regalo di compleanno» al 34enne. Nel frattempo, la Suprema Corte ha stabilito che il giudice, nel non convalidare in direttissima l'arresto eseguito dalla Polizia locale, «non ha fatto buon governo» dei principi che regolano «l'arresto in flagranza di reato e la relativa procedura di convalida».
Corriere Adriatico