Alla maratona di Londra per Aysha, uccisa nell'attacco di Westminster: l'idea di un romano

Aysha Frade
Il suo collega sta ancora raccogliendo i pezzi, si fa forte ed è già tanto se sta in piedi, bisogna rimboccarsi le maniche. A Londra funziona così, lo sa bene...

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Il suo collega sta ancora raccogliendo i pezzi, si fa forte ed è già tanto se sta in piedi, bisogna rimboccarsi le maniche. A Londra funziona così, lo sa bene Mauro Pizzale, 45 anni di Ostia, da 20 anni nella City per conto di una banca americana. Un italiano a Londra, che domenica correrà per Aysha Frade, soprattutto per dare un mano al suo collega John Frade, 43 anni, rimasto vedovo e con due bambine da accudire.




La moglie è una delle vittime dell'attentato terroristico di Westminster bridge del marzo scorso, è la mamma che stava andando a prendere a scuola le figlie di 8 e 11 anni. Era metà pomeriggio quando la donna di 43 anni, che insegnava spagnolo in un college vicino alla scena del massacro, è stata travolta dal Suv con a bordo il terrorista. «Mi ero segnato alla maratona di Londra un mese  fa - racconta Mauro Pizzale - poi questa terribile tragedia ci ha traumatizzati, noi colleghi di John ci siamo stretti attorno al suo dolore».

Pizzale ha avuto un'idea. «Qui si usa dedicare gare, maratone e avventure sportive a qualche scopo benefico, ci si aggancia a una charity e sia chi partecipa sia chi non partecipa può dare una quota attraverso un link. Così ho pensato che domenica prossima correrrò la maratona per raccogliere soldi per John, che si ritrova a crescere due bambine, e potranno farlo tutti. E' come una sorta di give back: il concetto, la cultura di restituire quel che il mondo ti ha dato ad associazioni che si occupano di chi è stato più sfortunato». 


L'iniziativa del banchiere romano (qui il link per le donazioni) è decollata. «Sono arrivate donazioni da Sydney, Tokyo, New York. Abbiamo raccolto 130mila sterline, vogliamo arrivare a 200mila, stiamo cercando tutti noi colleghi della banca di divulgarla, siamo stati in tv, intervistati da media e giornali, John è al corrente di tutto, passa un momento particolare, è il nostro modo di stargli vicino. Qui funziona così e mi sembra una cosa buona. C'è chi ha donato mille, cinquemila sterline, ma bastano anche 5 o 10 euro». E ora tocca agli italiani. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico