Lodi, 35enne annegata in piscina La sorella: «Uccisa dopo la doccia»

Lodi, annegata in piscina. La sorella: «L'hanno uccisa dopo la doccia». Il giallo dell'uomo morto
Resta avvolto nel mistero il caso di Josephine Odijie, la 35enne nigeriana trovata morta annegata il 2 giugno nella piscina di cascina Reghinera...

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Resta avvolto nel mistero il caso di Josephine Odijie, la 35enne nigeriana trovata morta annegata il 2 giugno nella piscina di cascina Reghinera a Castelgerundo, nel Basso Lodigiano. La procura di Lodi indaga per omicidio ma chi potrebbe averla uccisa? La sorella, in un lungo post su facebook, si dice certa che sia stata ammazzata in casa appena uscita dalla doccia e poi gettata nella piscina all'interno della proprietà di Stefano Acerbi, il 78enne lodigiano con cui la vittima aveva una relazione da otto anni.


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Gli inquirenti cercano di fare luce su un altro particolare misterioso: «Stiamo cercando di capire perché - ha spiegato il procuratore della Repubblica di Lodi Domenico Chiaro - la donna avesse diversi lividi un po' dappertutto, soprattutto sulle ginocchia e sui gomiti. Stiamo provando a capire se se li sia procurati da sola nel tempo oppure no. Vogliamo anche escludere con certezza che non ci siano correlazioni tra la morte di un uomo proprio davanti a cascina Reghinera martedì mattina scorso e la morte della stessa Josephine».


Il compagno di Josephine pensa che la donna abbia avuto «un malore». L'uomo si trovava in Toscana per il finesettimana quando è stato trovato il cadavere. «Secondo me è stato un malore, una congestione - ha detto all'Ansa - anche perché era molto tesa per l'esame di operatrice socio sanitaria che avrebbe dovuto sostenere». Un lavoro del quale però non aveva bisogno. «Io l'ho conosciuta quando nove anni fa andai a Milano per acquistare dell'abbigliamento. Lei era in un negozio, faceva la commessa. Non ci siamo più persi di vista» però «non convivevamo stabilmente. Ogni tanto lei veniva a stare da me per diverse ore ma da due anni a questa parte lei risiedeva nella cascina di fronte alla mia, non con me». Acerbi esclude «assolutamente» che ci fossero zone d'ombra nella vita di Josephine, di cui conosceva gli amici. «Io l'ho portata in società. Sia qui nel Lodigiano sia a Milano. Ora non avrebbe nemmeno avuto bisogno di lavorare. Avrebbe fatto questo concorso e avrebbe lavorato - ha concluso - solo per realizzarsi».

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Corriere Adriatico