Covid, fase acuta per l'Italia. Gli anestesisti: «+70% di ricoveri terapia intensiva. Lockdown per non vaccinati»

Casi in aumento e minaccia omicron: il monito del Ministero della salute
Fase epidemica «acuta» per l'Italia. E' così che il Ministero della Salute definisce la situazione attuale della Penisola minacciata dal covid....

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Fase epidemica «acuta» per l'Italia. E' così che il Ministero della Salute definisce la situazione attuale della Penisola minacciata dal covid. Perciò, invita tutte le Regioni ad alzare la guardia attivando tutte le misure e rafforzando l'assistenza ospedaliera e territoriale in vista di un eventuale e consistente aumento dei casi Covid. E' prevista, infatti, un'allerta confermata dagli anestesisti ospedalieri che si aspettano un aumento del 70% dei ricoveri in terapia intensiva nell'arco di 2-3 settimane. 

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Ciò anche in considerazione degli «ulteriori impatti epidemiologici ed assistenziali potenzialmente correlati alla maggiore diffusione della variante Omicron, le cui caratteristiche in termini di trasmissibilità, gravità della malattia e sensibilità ai vaccini attualmente in uso non sono ancora chiaramente definite». Una allerta che si basa sui numeri dell'epidemia in Italia: nelle ultime otto settimane sono stati registrati rapidi incrementi dell'incidenza, che ha ormai raggiunto i 241 casi per 100.000 abitanti, il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva (al 9,6% rispetto alla soglia nazionale di allerta fissata al 10%) e nelle aree mediche (al 12,1% rispetto alla soglia di allerta fissata al 15%). Stabile sopra la soglia epidemica dell'unità l'indice di trasmissibilità Rt, a quota 1,13.

«Nelle prossime 2-3 settimane ci aspettiamo un aumento del 70% dei posti letto occupati in intensiva da malati Covid, raggiungendo così circa 1700 pazienti in intensiva», afferma all'ANSA Alessandro Vergallo, presidente dell'Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani (Aaroi-Emac). Oggi, rileva, i posti in intensiva «sono 9mila, ma non tutti effettivi, e ne sono occupati circa mille». Un quadro più veritiero, secondo Vergallo, è piuttosto quello delineato dalla Corte dei Conti lo scorso maggio, che indica mille posti reali in più rispetto ai circa 5100 presenti, per un totale dunque di circa 6100 posti nelle rianimazioni. A fronte di tali numeri, avverte, è comunque «irrealistico pensare di poter aumentare i posti letto ulteriormente, perchè mancano i medici. Non è questa la soluzione, non si può spremere ancora il sistema». Piuttosto, afferma, la soluzione per affrontare la prevedibile crescita dell'ondata pandemica è «adottare misure di contenimento sociale più drastiche per frenare la circolazione del virus, come il lockdown stringente per i non vaccinati». Ora, conclude Vergallo, «Ci rimane davvero poco tempo per agire con misure più restrittive e prevenire un tragico aumento di casi e ricoveri».

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Corriere Adriatico