Età avanzata e patologie pregresse: devono andare insieme, non disgiunte, per configurare una condizione di fragilità da evidenziare nel proprio ambiente...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
LEGGI ANCHE:
Rientri dall'estero o dalla Sardegna, ma nelle Marche la maggioranza dei contagi è in famiglia
Nella circolare si rileva che i dati più consolidati hanno messo in luce una serie di aspetti: il rischio di contagio da Sars-Cov non è significativamente differente nelle differenti fasce di età lavorativa; il 96,1% dei soggetti deceduti presenta una o più comorbilità e precisamente il 13,9% presentava una patologia, il 20,4% due patologie, il 61,8% ne presentava tre o più; le patologie più frequenti erano rappresentate da malattie cronico degenerative a carico degli apparati cardiovascolare, respiratorio, renale e da malattie dismetaboliche; l'andamento crescente dell'incidenza della mortalità all'aumentare dell'età è correlabile alla prevalenza maggiore di queste patologie nelle fasce più elevate dell'età lavorativa; in aggiunta a queste patologie, sono state riscontrate altre a carico del sistema immunitario e oncologiche non necessariamente correlabili all'aumentare dell'età.
LEGGI ANCHE:
Coronavirus, gli asintomatici positivi non potranno lavorare nemmeno in smart working
Ecco perchè, secondo la circolare, il concetto di fragilità «va individuato in quelle condizioni dello stato di salute del lavoratore rispetto alle patologie preesistenti che potrebbero determinare, in caso di infezione, un esito più grave o infausto». «Non è dunque rilevabile - si legge in un altro passaggio - alcun automatismo tra le caratteristiche anagrafiche e di salute del lavoratore e la eventuale condizione di fragilità». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico