Non è un Paese per laureati. Anzi, l'Italia è un Paese da cui andar via, soprattutto con la laurea in mano. Aumentano infatti gli studenti che arrivano al titolo...
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DOTTORI SENZA APPEAL Purtroppo, si corre a due velocità perché questo aumento di dottori non coincide con la crescita lavorativa: negli ultimi dieci anni infatti il tasso di occupabili dei giovani laureati italiani ha decisamente perso quota. Nel 2007 aveva un lavoro il 71% dei laureati e si trattava, già allora, di una percentuale bassa nell'area Ocse, seguita solo da quella dell'Indonesia. Nel 2017, dopo la crisi economica che evidentemente in Italia si è fatta sentire più che altrove, il tasso è sceso al 65%, seguito solo dall'Arabia Saudita ferma al 63%.
OCCUPATI 7 DIPLOMATI SU 10 Non va meglio per i diplomati che risultano occupati nel 70% dei casi. Un dato medio che trova enormi differenze a livello regionale: nel Lazio infatti il tasso di occupazione dei diplomati è in linea con la media nazionale ma in regioni del Nord come La Lombardia e il Veneto arriva all'80%. Di contro precipita scendendo verso Sud: la Puglia e la Basilicata sfiorano il 60% mentre in Calabria così come in Campania e in Sicilia risulta occupato solo un diplomato su 2, il 50%. Resta ben al di sopra della media Ocse anche, purtroppo, la quota dei Neet (not in education, employment or training ndr). Si tratta di quei giovani tra 20 e 24 anni di età che non studiano, non lavorano e neanche cercano lavoro: sono il 30% in Italia contro la media Ocse del 16%, quasi il doppio. Anche qui pesano molto le differenze regionali che oscillano tra il 12% nelle regioni del Nord e il 38% in quelle del Sud.
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Corriere Adriatico