Niente formaggi in tavola. Per lo meno non quelli tra i più caratteristici della cucina italiana. Il divieto non arriva certo da un dietologo ma dalla Cina che, d'ora...
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Il veto è stato confermato anche dal Consorzio di tutela della Dop e riguarda tutti i formaggi erborinati europei. «Non c'è un problema politico» ha assicurato Wu Jing-chun, vice direttore del ministero del Commercio, a margine del lancio del settimo congresso Slow Food International di fine mese a Chengdu. A decidere il blocco, che mira ad allontanare le muffe dalle tavole cinesi, è stato la Aqsiq, Amministrazione su ispezioni e quarantena: «Il nostro ministero - ha spiegato infatti Wu - non si occupa direttamente della importazione dei formaggi. Ci sono procedure interne: ai cinesi piacciono i cibi italiani. Non c'è problema sui formaggi: questo è soltanto un problema di procedura interna, non di politica».
I formaggi a pasta molle come il brie e gli erborinati come il roquefort e il bleu, non riescono infatti a superare i controlli doganali. Una misura altamente restrittiva che rischia di andare a bloccare un export molto promettente per l'Italia e non solo. «L'Italia ha spiegato Wu - ha effettuato quest'anno investimenti in Cina per 7 miliardi di dollari finora e la Cina ne ha fatti per 11 miliardi, confermando l'Italia tra i Paesi di maggior attrazione degli investimenti cinesi».
L'Unione europea è pronta infatti a scendere in campo perché si rischia di colpire non solo Italia e Francia ma anche Gran Bretagna, Danimarca e Olanda. In ogni caso, la stesura dei nuovi parametri richiederà del tempo. Intanto si rischia il blocco. E potrebbe non essere l'unico. Dopo i formaggi con le muffe, infatti, dalle tavole dei cinesi potrebbe sparire la pancetta italiana e il prosciutto spagnolo. Un gran peccato che chi, facendo commerci con l'Italia e l'Europa in generale, negli ultimi anni non ha potuto fare a meno di apprezzarne anche i sapori tipici. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico