Abusi sessuali su una tredicenne, condannato a 9 anni

Abusi sessuali su una tredicenne, condannato a 9 anni
Non immaginava, a soli 13 anni, che quel rifugiarsi nell’abitazione del vicino di casa per fumare di nascosto dai genitori si sarebbe trasformato nel tempo in un inferno:...

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Non immaginava, a soli 13 anni, che quel rifugiarsi nell’abitazione del vicino di casa per fumare di nascosto dai genitori si sarebbe trasformato nel tempo in un inferno: abusi sessuali e ricatti durati anni per il quale M. A., 55 anni, disoccupato aquilano, assistito dall’avvocato Roberto Tinari è stato condannato anche in appello alla pena di nove anni e mezzo di reclusione, dagli undici inflitti in precedenza dal Tribunale dell’Aquila. I reati contestati andavano dalla violenza sessuale con una minorenne, fino agli atti persecutori, produzione di materiale pedopornografico e violenza privata. Nonostante che nella delicata vicenda giudiziaria l’avvocato Tinari avesse cercato di dimostrare l’inattendibilità della parte offesa (assistita dall’avvocato Simona Giannangeli), il mancato rinvenimento dei filmati dei rapporti sessuali sui cellulari dell' imputato e della vittima oggetto delle minacce, per la Corte d’Appello, la ragazza è da ritenersi attendibile e «il mancato reperimento dei video non vale a smentire l’attendibilità del racconto della parte offesa», si legge nella sentenza.


Alleggerita sempre da parte della Corte d’Appello, la posizione dell’imputato dal reato più grave, di aver costretto la ragazzina (quando aveva 13 anni e mezzo) a compiere rapporti sessuali completi, ridefinito dalla stessa Corte in atti sessuali su una minorenne, sono rimaste in piedi nella ricostruzione che fa la stessa Corte d’Appello gli altri reati: a cominciare dalle reiterate minacce e costrizioni a subire atti sessuali per la minorenne (nel frattempo 16enne) quando la stessa aveva deciso di interrompere con lui la relazione sentimentale, per «vivere la sua adolescenza come i ragazzi della sua età». Minacce consistite nella divulgazione di un video realizzato dall’imputato all’insaputa della giovane durante un rapporto sessuale ed inviato sull’utenza cellulare della ragazza. Di qui la costrizione per la minore «a recarsi presso l’abitazione dell’ imputata quattro pomeriggi a settimana per consumare rapporti sessuali». Atti persecutori che sono andati avanti anche quando la vittima aveva allacciato un nuovo rapporto sentimentale con una ragazza chiamata anche lei a testimoniare sui contenuti dei messaggi arrivati sul cellulare da parte dell’uomo. Infine confermata anche l’accusa della realizzazione di materiale pedopornografico nonostante il mancato rinvenimento degli stessi sui cellulari delle parti interessate il processo. Per la Corte sono state sufficienti le dichiarazioni rese da entrambi durante la ricostruzione dei fatti, nelle quali ciascuno ha parlato di invio di filmati dei rapporti sessuali. L’imputato è stato condannato anche alla multa di 27mila euro e al pagamento di 15 mila euro di danni alla parte civile.
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Corriere Adriatico