Quattro atlete ragazzine tentano il suicidio una muore, tre sono gravi. India sotto choc

Quattro atlete ragazzine tentano il suicidio una muore, tre sono gravi. India sotto choc
ROMA - Hanno firmato insieme un biglietto di addio in cui parlavano della durezza della loro vita di atlete, poi hanno mangiato frutti avvelenati. ...

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ROMA - Hanno firmato insieme un biglietto di addio in cui parlavano della durezza della loro vita di atlete, poi hanno mangiato frutti avvelenati.




Si parla di presunto suicidio di gruppo per spiegare il gesto di quattro 15enni indiane, costato la vita a una di loro, mentre le altre tre sono in gravi condizioni.



A parlare della lettera firmata dalle ragazze è stato Injeti Srinivas, direttore del Centro Governativo per gli Sport d'acqua dell'Autorità Sportiva Indiana, che le ospitava nello stato del Kerala, India meridionale. Poche parole, a testimoniare la condizione di allieve di canottaggio divenuta insostenibile. Nel bigliettino, infatti, la vittima si lamenta del rigido trattamento degli allenatori, accusando «i responsabili di non aver fatto niente a proposito dei suoi reclami».



«Le ragazze non erano in grado si sopportare le torture fisiche e mentali» dei loro allenatori, hanno denunciato i familiari delle vittime all'emittente televisiva indiana Ndtv. Ma dal Centro Sportivo negano le accuse, mentre il direttore Srinivas, in conferenza stampa, ha assicurato: «se emergeranno mancanze da parte nostra o saranno individuati dei colpevoli, prenderemo i più severi provvedimenti». Srinivas non ha però rilasciato alcuna dichiarazione circa le voci di una probabile inchiesta, ribadendo che «la priorità ora è di salvare le tre ragazze ancora in vita, sebbene non esista alcun antidoto per il veleno assunto».



Le ragazze sono state ritrovate ieri sera, in stato di incoscienza, nella loro camera e sono state immediatamente portate in ospedale dal guardiano della struttura. «Siamo tutti profondamente scioccati. Gli istituti dell'Autorità Sportiva Indiana sono posti sicuri per le ragazze»: sono le parole della campionessa indiana medaglia d'ora di atletica leggera Anju Bobby George. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico