Si chiama Aaron, ha 30 anni ed è un bellissimo ragazzo di Roma che lavora come gigolò, ma per pagare le tasse deve far passare la propria attività per...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Chiara Ferragni mamma triste: «Come fate a stare lontane da vostro figlio?». La risposta della giornalista del Tg5 è una lezione di vita
Il 30enne romano, che dopo aver fatto diversi lavori ha deciso di diventare gigolò dopo che una donna gli aveva offerto dei soldi per fare sesso con lei, vuole innanzitutto puntualizzare gli aspetti della propria professione: «Non è giusto ridurre tutto al mero atto fisico, è un lavoro socialmente utile, in quanto io ascolto le donne, le aiuto ad affrontare paure e insicurezze, le rendo più consapevoli di se stesse, quasi come uno psicologo. Pretendo che lo Stato decida di regolamentare questo settore, voglio pagare le tasse come qualsiasi altro cittadino, con la mia reale professione scritta anche sui documenti».
Le scelte, d'altronde, per escort e gigolò sono solo due: risultare ufficialmente disoccupati ed evadere il fisco, oppure pagare le tasse ma inventando professioni 'ufficiali' alternative, proprio come succede ad Aaron. La legalizzazione della prostituzione è un tema di cui si discute molto, ma che finora non ha visto grandi progressi in ambito legislativo.
«Nel nostro Paese, solo a voler considerare gli ultimi tre anni, sono stati quasi una ventina i disegni di legge tesi a regolamentare questo settore, ma senza risultati. L'Italia ha solamente adottato nei confronti del fenomeno il modello abolizionista, che consiste nel considerare la prostituzione fatto non penalmente rilevante, condannando sfruttamento, induzione e favoreggiamento, ma senza regolamentarne ulteriori aspetti» - lo sfogo di Aaron - «Lo Stato gestisce già il monopolio di lotterie, alcool e tabacco, ma manca una specifica disposizione che preveda un regime fiscale per questo tipo di attività. Un mestiere senza tutele, senza sindacati di categoria, senza assicurazioni di sorta. Un mestiere fantasma. O meglio, un mestiere che esiste dall’inizio dei tempi, ma che tutti fanno finta di non vedere. Stato in primis». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico