In Italia si fuma di più: a 20 anni dallo stop al fumo nei locali pubblici, fumatori di nuovo in aumento

In Italia si fuma di più: a 20 anni dallo stop al fumo nei locali pubblici, fumatori di nuovo in aumento
  Il 16 gennaio 2003 entrava in vigore la legge che per la prima volta in Italia sancì il divieto di fumare all'interno dei locali...

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Il 16 gennaio 2003 entrava in vigore la legge che per la prima volta in Italia sancì il divieto di fumare all'interno dei locali chiusi. E, a 20 anni da quella legge che al suo esordio ha trovato forti resistenze, i fumatori tornano ad aumentare. La legge Sirchia, negli anni, ha modificato il costume e, in parte, l'etichetta sociale del Paese. Ma tra il 2020 e il 2022 i numeri di chi fa uso di sigarette in Italia è tornato ad aumentare. 

 

 

 

 

Il cambio rotta

 

Dall'entrata in vigore della legge voluta fortemente dall'allora ministro della Salute, Girolamo Sirchia, i fumatori in Italia sono diminuiti notevolmente. In due decenni il numero di chi fa uso di sigarette in Italia è sceso significativamente. Ma adesso questa tendenza si è invertita. Se tra il 2003 e il 2020, infatti, la quota di fumatori nella popolazione con più di 15 anni era scesa dal 33% al 22%, tra il 2020 e il 2022 si è assistito a un salto in avanti che portato la quota al 24,2%. Ben 800mila fumatori in più rispetto agli 11,6 milioni di soli due anni fa.

 

 

La legge in difesa dei cittadini

 

 

«La legge 3/2003 è stata una grande battaglia, che i cittadini hanno compreso, tanto che negli anni hanno difeso il provvedimento dai continui attacchi delle multinazionali del fumo più di quanto abbia fatto la politica», ha commentato all’Ansa l’ex ministro Sirchia. «Le persone - aggiunge - hanno capito che si tratta di un provvedimento che non guarda agli interessi specifici di qualcuno, come spesso accade, ma a quelli della popolazione, alla loro salute e alla loro vita». Ma qualcosa è cambiato.

La crescita del tabacco riscaldato

 

 

Per Girolamo Sirchia, tuttavia, sarebbe necessario oggi, da parte delle istituzioni, uno sforzo in più per «portare avanti l’agenda antifumo». Anche alla luce di un’ulteriore sfida emersa negli ultimi anni: quella dei prodotti che «le multinazionali si sono inventati per differenziarsi e riconquistare il mercato, come le sigarette elettroniche e i prodotti a tabacco riscaldato». Secondo i dati diffusi dall’Istituto superiore di sanità (Iss) a maggio 2022, infatti, la quota di italiani che fumano sigarette a tabacco riscaldato è cresciuta dall’1,1% nel 2019 al 3,3% nel 2022, con più di una persona su tre (il 36,6%) che le considera meno daPennose delle sigarette tradizionali.

 

I morti legati al fumo

 

 

Per l’ex ministro della Salute uno dei primi segnali che la politica dovrebbe dare per confermare il suo impegno nella lotta al fumo potrebbe essere proprio quello di «allargare le norme sul divieto di fumo nei luoghi chiusi anche a questi nuovi prodotti, nonché agli spazi esterni dei locali che vengono dichiarati “all’aperto” ma che, tra tettoie e tendoni, di aperto hanno ben poco». Si stima (dati ministero della Salute maggio 2022) che in Italia siano attribuibili al fumo oltre 93.000 morti all’anno (il 20,6% del totale di tutte le morti tra gli uomini e il 7,9% del totale di tutte le morti tra le donne) con costi diretti e indiretti pari a oltre 26 miliardi di euro.tte le morti tra le donne) con costi diretti e indiretti pari a oltre 26 miliardi di euro.

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Corriere Adriatico