Fordow, Natanz e Isfahan: i segreti dei tre impianti nucleari iraniani che progettano la bomba atomica

«Sono stati completamente e totalmente cancellati», ha detto Donald Trump parlando alla nazione

Fordow, Natanz e Isfahan: i segreti dei tre impianti nucleari iraniani che progettano la bomba atomica
Gli Stati Uniti hanno colpito tre dei maggiori siti nucleari iraniani, scaricando - secondo indiscrezioni - dodici bombe 'bunker buster' su Fordow e 30 missili Tomakawk su...

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Gli Stati Uniti hanno colpito tre dei maggiori siti nucleari iraniani, scaricando - secondo indiscrezioni - dodici bombe 'bunker buster' su Fordow e 30 missili Tomakawk su Natanz e Isfahan. «Sono stati completamente e totalmente cancellati», ha detto Donald Trump parlando alla nazione. «In seguito agli attacchi su tre siti nucleari in Iran - incluso quello di Fordow - l'Aiea è in grado di confermare che al momento non sono stati segnalati aumenti dei livelli di radiazioni all'esterno dei siti. Aiea fornirà ulteriori valutazioni sulla situazione in Iran non appena saranno disponibili nuove informazioni». Lo scrive l'Agenzia internazionale per l'energia atomica su X

 

 

Fordow

Le immagini dall'alto lasciano vedere ben poco dell'impianto di arricchimento dell'uranio. Il complesso, costruito vicino alla città santa di Qom, 150 chilometri a sud di Teheran, è altamente sorvegliato ed è stato reso pubblico per la prima volta nel 2009. La sua costruzione, secondo le stime, è iniziata agli inizi del 2000. Le due aree principali dell'impianto si trovano a una profondità stimata di 80-90 metri sottoterra. «Le dimensioni e la configurazione della struttura sono incoerenti con un programma pacifico» sul nucleare, aveva detto Barack Obama nel 2009. Fordow è stato originariamente progettato per ospitare circa 3.000 centrifughe IR-1 per l’arricchimento dell’uranio. Il sito ha arricchito uranio a livelli superiori al 20% di U-235, avvicinandosi al livello di arricchimento necessario per usi militari (90%). Dal 2015, in base all’Accordo sul nucleare iraniano (JCPOA), l’Iran si era impegnato a sospendere l’arricchimento presso Fordow. Tuttavia, a partire dal 2019, dopo il ritiro unilaterale degli Stati Uniti dal JCPOA, Teheran ha ripreso le attività nel sito. Secondo rapporti dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), il sito continua a essere utilizzato per l’arricchimento e la ricerca su nuove centrifughe. La natura sotterranea e militarizzata del sito lo rende un simbolo del potenziale uso duale (civile e militare) del programma nucleare iraniano. La presenza di attività a Fordow è uno dei punti centrali delle trattative internazionali tra l’Iran e le potenze occidentali. La riattivazione del sito viene spesso vista come una forma di pressione diplomatica da parte di Teheran per ottenere la revoca delle sanzioni internazionali. L’impianto di Fordow è al centro delle tensioni tra l’Iran e la comunità internazionale. Mentre Teheran ne difende l’uso pacifico e scientifico, gli altri attori globali temono un potenziale sviluppo di un’arma nucleare. La sua importanza strategica, tecnica e simbolica lo rende un nodo cruciale nei negoziati sul futuro del programma nucleare iraniano.

 

Natanz

Costruito in segreto ma rivelato pubblicamente nel 2002, questo sito è in grado di arricchire l'uranio fino al 60% di purezza e si ritiene che sia responsabile della produzione della maggior parte dell'uranio iraniano di qualità quasi militare. Natanz si trova a oltre 160 chilometri a sud di Teheran e la sua struttura è parte in superficie e parte sottoterra. Nel 2010 il virus informatico Stuxnet ha sabotato le sue centrifughe. Nel 2020 e nel 2021 due esplosioni distinte hanno danneggiato l'impianto. La strutura sotterranea è protetta da uno scudo di cemento con uno spessore di circa 7,6 metri. Secondo le autorità iraniane, i dispositivi centrifughi di Natanz si trovano a una profondità di 40-50 metri. Questa tipologia costruttiva è stata scelta per la «sicurezza delle persone» e anche per essere al riparo da «possibili attacchi aerei». L'esistenza dell'area è stata per la prima volta nel 2002 dall'Organizzazione dei Mojahedin del Popolo dell'Iran, partito politico tra i più attivi nell'opposizione al regime teocratico che ha preso il potere in Iran successivamente alla Rivoluzione del 1979. Nel novembre 2024, secondo il Washington Post, alcune immagini satellitari hanno mostrato lavori di costruzione e di ampliamento presso l'impianto nucleare di Natanz.

 

Isfahan

La città di Isfahan, a sudovest della capitale, ospita una serie di importanti strutture militari, fra cui impianti nucleari, una grande base aerea e fabbriche associate alle produzioni di droni. Il sito ospita l'impianto in cui l'uranio naturale viene convertito per poi essere immesso nelle centrifughe di Natanz e Fordow. L'impianto, la cui costruzione è iniziata nel 1999, gestisce tre piccoli reattori di ricerca forniti dalla Cina, oltre a produrre il combustibile e altre attività per il nucleare civile iraniano. Gli impianti nucleari situati a Isfahan e nelle sue vicinanze includono il Centro di tecnologia nucleare di Isfahan (INTC), l'impianto di conversione dell'uranio di Isfahan (UCF), l'impianto di produzione di combustibile di Isfahan (FMP), l'impianto di rivestimento degli elementi di combustibile di Isfahan, il Centro di ricerca e produzione di combustibile nucleare di Isfahan (NFRPC) e l'impianto di stoccaggio dei rifiuti nucleari di Isfahan. È proprio in questa area che nel luglio 2022, l'Iran ha sviluppato alcuini progetti per costruire un nuovo reattore di ricerca nucleare. Secondo diverse fonti di intelligence, Isfahan sarebbe la sede principale del programma segreto di sviluppo dei armi atomiche di Teheran. Nel settembre 2008, gli esperti dell'AIEA hanno dichiarato di avere avuto un accesso limitato al sito e che una quantità di uranio sufficiente per sei armi nucleari era stata prodotta nell'area. Nel giugno 2022, l'Agenzia ha riferito che il 90% dell'uranio arricchito dell'Iran era stato trasferito nelle strutture di Isfahan, che ospitano le apparecchiature utilizzate per convertire il gas di uranio in uranio metallico.

 
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Corriere Adriatico