Le ultime parole che Sharon Goldie, 45 anni, ha rivolto a sua figlia Robyn Goldie, 13 anni, sono state: «Sei sempre in cerca di attenzioni». Poi ha girato i tacchi ed...
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La tragedia, avvenuta il 26 luglio, è il frutto del degrado e del disagio familiare della famiglia di Robyn. La ragazzina aveva vissuto con la mamma fino all’età di 4 anni. Poi era andata a vivere con la nonna, con cui era riuscita ad avere una vita stabile fino al giorno in cui era tornata a vivere con quella madre che non solo non la amava, ma non la degnava di alcuna attenzione. I dettagli devastanti del rapporto tra madre e figlia sono emersi all'Alta Corte di Glasgow.
Il procuratore Ashley Edwards QC ha dichiarato: «La famiglia era sotto l'osservazione dei servizi sociali e a Sharon Goldie è stata offerta, in varie occasioni, l'opportunità di frequentare corsi per genitori. Ha rifiutato di partecipare. A diversi amici Robyn aveva raccontato che sua madre beveva e le aveva offerto alcol e marijuana. Goldie frequentare regolarmente il Melody Bar di Wishaw. Lì l’hanno più volte sentita dire che era stufa della figlia, che voleva tornasse dalla nonna. In più di un’occasione Robyn è stata vista elemosinare una sterlina per comprarsi del cibo».
La settimana prima di morire, Robyn aveva ricevuto antidolorifici dopo aver lamentato male allo stomaco e alle gambe. Il 21 luglio Goldie disse al personale del Melody Bar di aver «chiuso a chiave sua figlia in casa in modo che non potesse uscire». Tre giorni dopo, Robyn ha mandato un messaggio alla nonna raccontandole che si sentiva "molto meglio". Ma la sera del 26 luglio la sua condizione di salute si è aggravata: aveva dolori dappertutto, ma la madre l’ha ignorata. Davanti ai giudici dell’alta corte di Glasgow, Goldie si è dichiarata colpevole di maltrattamento e abbandono di minore, ma ha rigettato le accuse di omicidio colposo. Dovrà attendere un mese prima che i giudici si pronuncino sul suo destino. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico