Era in permesso premio e doveva fare rientro in carcere a mezzogiorno, ma a Bancali non è tornato. Giuseppe Mastini, 60 anni, l'ergastolano conosciuto come Johnny lo...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
L'EX QUESTORE D'ANGELO: «UN BANDITO VIOLENTO» Niccolò D'Angelo, ex questore ed ex capo della Squadra Mobile di Roma se lo ricorda bene Giuseppe Mastini, detto Johnny lo Zingaro, l'ergastolano che si è dato alla fuga dopo un permesso premio a Sassari. Fu D'Angelo personalmente a mettergli le manette ai polsi: «L'ho arrestato io, me lo ricordo bene quel giorno. Era un criminale serio, apparteneva a una famiglia nomade di giostrai, lo abbiamo arrestato con la mia Sesta Sezione a Fiano Romano, dopo che aveva commesso un omicidio, sequestrato una ragazza (che liberammo), insomma un soggetto decisamente pericoloso anche perché precedentemente aveva ammazzato un nostro agente. Lo prendemmo dopo che lui scappò nelle campagne e ingaggiò un conflitto a fuoco. Lo disarmammo». Per D'Angelo Jhonny lo zingaro «era un criminale serio, fuori dalle righe, abbastanza impulsivo, sapevo che era ancora in carcere...».
SINDACATO POLIZIA: «NORMATIVA DA CAMBIARE» «Autore di numerose rapine a mano armata, coinvolto nel processo per l'omicidio di Pierpaolo Pasolini condannato per altri due due omicidi, tra cui quello dell'agente Michele Giraldi del commissariato romano 'X Tuscolano', oggi Giuseppe Andrea Mastini, detto Johnny lo zingaro ancora una volta non è rientrato da un permesso premio. Eppure questo ergastolano durante un permesso premio nel 2014 si era già reso responsabile di irregolarità e nel 2017 aveva fatto esattamente la stessa cosa». Così Vincenzo Chianese, Segretario generale di Es Polizia, che si accalora commenta l'evasione di Mastini. «La normativa che consente di di uscire dal carcere anche a persone che palesemente non dovrebbero poter circolare va assolutamente cambiata - sottolinea il sindacalista - e non solo per evitare che i familiari delle vittime ogni volta che accadono certe cose avvertono di nuovo lo stesso dolore, ma anche perché la sensazione di impunità che c'è nel nostro Paese mina profondamente la credibilità dello Stato». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico