Elena Del Pozzo, la madre: «Quando l'ho uccisa ero girata, non volevo guardare». Il Gip: donna lucida e calcolatrice

Il Gip: donna lucida e calcolatrice, nessun segnale di pentimento

Elena Del Pozzo, la madre: «Quando l'ho uccisa ero girata, non volevo guardare»
«Ero girata e non volevo guardare». Martina Patti, nonostante il tentativo di «lasciar credere di avere agito senza una piena consapevolezza»,...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

«Ero girata e non volevo guardare». Martina Patti, nonostante il tentativo di «lasciar credere di avere agito senza una piena consapevolezza», è una donna «lucida e calcolatrice» e se non arrestata «potrebbe darsi alla fuga» E la piccola Elena Del Pozzo, «vittima di una morte violenta particolarmente cruenta e anche lenta», è stata uccisa da una donna che in tutte le fasi dell'omicidio «deve essere stata necessariamente nel pieno delle sue facoltà», trovandosi «in condizioni fisiche e psichiche idonee all'agire». Così il gip di Catania, Daniela Monaco Crea, tra le 15 pagine dell'ordinanza cautelare in carcere emessa nei confronti della 23enne per l'omicidio premeditato aggravato e l'occultamento di cadavere della figlia di 5 anni. Stralci del provvedimento sono riportati dal Corriere della sera e da La Sicilia.

«Ti amo, non lasciarmi». Ma lei è decisa: «Voglio la separazione». Giulio, 52 anni, la colpisce con un martello, poi scappa e si uccide nel capannone dove lavorava

Elena, il racconto della madre

Al Gip la donna dice di ricordare che «ho portato Elena in questo campo e le ho fatto del male e non ricordo altro» e di avere «una cosa lunga tipo un coltello, non ricordo dove l'ho preso, non so perché ce l'avevo». E sul momento in cui colpisce la piccola rivela «Non ricordo bene, perché ero girata e non volevo guardare». «Perché uccidere un figlio in tenera età - scrive il Gip - e, quindi indifeso, oltre a integrare un gravissimo delitto, è un comportamento innaturale, ripugnante, eticamente immorale, riprovevole e disprezzabile, per nulla accettabile in alcun contesto... indice di un istinto criminale spiccato e di elevato grado di pericolosità». Il giudice sottolinea che Martina inoltre non ha manifestato segni di pentimento: «ha inscenato il rapimento con estrema lucidità e non ha manifestato segni di ravvedimento e pentimento. Tutti elementi che denotano una particolare spregiudicatezza, insensibilità, assoluta mancanza di resipiscenza».

 

 

 

I «non ricordo»

Nell'ordinanza ci sono i diversi «non ricordo» pronunciati dalla donna: «non ricordo cosa sia passato nella mia mente quando ho colpito mia figlia, anzi posso dire che non mi è passato nessun pensiero, come se in quel momento fossi una persona diversa», «non ricordo la reazione della bambina mentre la colpivo, forse era ferma, ma ho un ricordo molto annebbiato», «non ricordo di aver sotterrato la bambina, ma sicuramente sono stata io». Ma ricorda che «quando sono andata al campo avevo con me una busta di plastica di colore nero che ho strappato dal rotolo prima di uscire di casa».

Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico