PESCARA - Una vicenda torbida e agghiacciante, che ha avuto luogo in un paesino dell’entroterra di Pescara, si è conclusa con una sentenza di condanna ad 11 anni di...
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Le due ragazze, di conseguenza, sono cresciute facendo fatica a comprendere cosa fosse normale e senza riuscire a distinguere con esattezza il bene dal male. Poi, confrontandosi con un coetaneo, diventato il suo fidanzatino, la figlia maggiore ha iniziato a prendere coscienza di ciò che era stata costretta a subire. Si è confidata anche con la nonna materna, la quale, nell’agosto del 2017, ha deciso di sporgere querela. Subito è scattata l’inchiesta, culminata nella formulazione delle accuse di violenza sessuale aggravata nei confronti di entrambi i genitori.
Quanto emerso nel corso del dibattimento lascia senza parole. Il padre dormiva sistematicamente nel letto con la figlia più grande, sottoponendola ad abusi sessuali. Anche la figlia più piccola fu costretta, in diverse occasioni, a subire abusi dello stesso tipo. L’uomo, che in famiglia si mostrava “sistematicamente violento ed aduso a non tollerare rifiuti e frustrazioni”, imponeva le sue pratiche perverse “con condotta minacciosa”. Il tutto senza che la madre muovesse un dito. Come ricostruito dall’accusa, infatti, la donna scelse deliberatamente di tollerare le condotte del marito, “delle quali era a conoscenza”, sia in riferimento “all’anomala condivisione del letto con la figlia maggiore”, sia “per avere assistito in numerose occasioni” agli abusi del marito, sia per “essere stata esplicitamente informata” dalla figlia minorenne circa le condotte dell’uomo, “senza adottare alcuna azione a difesa della stessa” e dunque, di fatto, concorrendo alla violenza sessuale. In alcune occasioni, addirittura, dopo avere assistito agli abusi sulle ragazzine, la donna rise dell’accaduto davanti alle figlie. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico