Chi è più felice si ammala meno: è tutto merito di un ormone

L'ormone della felicità non regola solo l'umore, ma condiziona anche la salute. La scoperta di un team italiano
C'è un legame tra felicità è salute. La formazione di anticorpi contro virus e batteri è «comandata» da un ormone collegato alla...

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C'è un legame tra felicità è salute. La formazione di anticorpi contro virus e batteri è «comandata» da un ormone collegato alla felicità, la dopamina. Lo rivela una ricerca internazionale pubblicata su Nature e nata in Italia, che potrebbe avere risvolti per le malattie autoimmuni e contribuisce a spiegare perché le persone felici hanno spesso un buon sistema immunitario.


Quando virus o batteri invadono il nostro corpo, in regioni specializzate dei linfonodi, i cosiddetti centri germinativi, le cellule immunitarie (linfociti B e T) collaborano tra loro per sviluppare una risposta contro gli specifici agenti patogeni. A svolgere un ruolo in questo meccanismo sembra essere la dopamina, uno degli ormoni collegati al piacere e neurotrasmettitore del sistema nervoso centrale. Analizzando le cellule del sistema immunitario in vitro, i ricercatori hanno dimostrato che i linfociti T nel centro germinativo producono e contengono dopamina. A seguito di interazioni con linfociti B, la dopamina viene rilasciata e contribuisce al differenziamento in cellule che producono anticorpi.

Attraverso simulazioni al computer ne hanno poi analizzato le conseguenze. «L'effetto più pronunciato del processo controllato dalla dopamina è quello di produrre una quantità aumentata di anticorpi», afferma Michael Meyer-Hermann, del Braunschweig Integrated Centre of Systems Biology. Una scoperta promettente, sottolinea la prima autrice Ilenia Papa, che ha iniziato lo studio sotto la supervisione di Claudio Doglioni e Maurilio Ponzoni, del San Raffaele di Milano, per proseguirla in Australia. «Per la prima volta - spiega - è stato dimostrato il ruolo della dopamina nel centro germinativo: la sua azione costituisce un vantaggio nel differenziamento dei linfociti B in cellule che producono anticorpi e, potenzialmente, questo meccanismo può essere modulato in corso di malattia». Ciò significa che potrebbe essere sfruttato per potenziare le risposte immunitarie durante infezioni aggressive.


Ma potrebbe anche rivelarsi utile per «malattie autoimmunitarie, ovvero dove c'è una produzione incontrollata di auto-anticorpi: farmaci che bloccano i recettori per la dopamina potrebbero costituire una terapia aggiuntiva a quelle in uso». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico