ROMA - Prestavano denaro, applicando un tasso usuraio compreso tra il 70 e il 150% annuo, i 16 componenti di un gruppo criminale finiti ieri agli arresti. Questo l'esito...
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Al vertice dell'organizzazione criminale, secondo la Dia di Roma, c'era l'ex maresciallo dei Carabinieri Benedetto Giovanni Stranieri, diventato in seguito avvocato, già finito agli arresti nel gennaio 2015 per concorso esterno in associazione mafiosa. Coinvolti anche due direttori di banca che, secondo l'accusa, «agevolavano l'emissione di mutui senza alcuna garanzia, nei confronti delle vittime, allo scopo di consentire all'organizzazione di recuperare i profitti illeciti, omettendo fra l'altro di segnalare le operazioni finanziarie sospette poste in essere da alcuni degli indagati». Agli indagati, alcuni dei quali finiti in carcere mentre altri destinatari degli arresti domiciliari, la Procura di Roma contesta, a seconda delle posizioni, il reato di associazione per delinquere finalizzata all'usura e al riciclaggio.
Secondo quanto accertato dai militari della Dia, era proprio Benedetto Giovanni Stranieri che coordinava il gruppo con appuntamenti tenuti, quasi giornalmente, all'interno del suo studio di avvocato. In questi, l'uomo «dava indicazioni e ordini circa le modalità dell'attività di usura, concordando anche gli interventi nei confronti dei debitori insolventi» che venivano affidati a personaggi della malavita romana. A finire nelle grinfie degli usurai, oltre a commercianti e privati cittadini in sofferenza economica, anche politici e amministratori locali che venivano continuamente vessati per ottenere la restituzione del debito contratto. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico