ROMA - Il ricorso ai farmaci antidepressivi per trattare bambini e adolescenti è sempre più frequente e in crescita: in cinque paesi occidentali (Usa, Gran Bretagna,...
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maggiori incrementi si sono registrati nelle fasce d'età tra 10 e 14 anni e tra i 15 e 19 anni, e i farmaci più utilizzati sono quelli a base di citalopram, fluoxetina e sertralina. «L'uso di antidepressivi nei giovani è preoccupante per due motivi - commenta Shekhar Saxena, direttore Salute mentale dell'Oms -: vuol dire che ci sono più persone cui vengono prescritti senza una sufficiente ragione? E gli antidepressivi possono produrre danni gravi presi così presto?». Una preoccupazione aggravata dal fatto, rileva l'Oms, che i farmaci dati ai giovani non sono autorizzati per gli under 18. Ma quello dell'aumento dell'uso di psicofarmaci in età evolutiva è un fenomeno mondiale, precisa Ernesto Caffo, neuropsichiatra infantile e fondatore di Telefono Azzurro. «L'incremento è maggiore nel mondo anglossassone - rileva - e più contenuto in quelli mediterranei, come l'Italia».
Quello che è certo è che negli ultimi anni c'è stato un aumento delle diagnosi dei disturbi dell'umore nell'infanzia. «Negli Usa ci sono dei casi segnalati già a 5-7 anni - continua Caffo - anche se io direi che iniziamo a vedere dagli 8-9 anni in su, mentre a 13-14 anni sono più frequenti. A livello mondiale il 6% degli adolescenti soffre di disturbi dell'umore». Bambini e ragazzi possono esprimere il loro desiderio di morire o di voler fuggire, magari in situazioni di difficoltà e fragilità. «La cosa importante è prenderli subito in carico - prosegue Caffo - perchè la depressione, se non trattata, può diventare cronica. Il farmaco non è però la soluzione, ma vi si può ricorrere solo se il supporto offerto dalla famiglia, a sua volta aiutata, e dalla psicoterapia si rivela inefficace, e comunque per un periodo di tempo limitato». Purtroppo la risposta alla salute mentale in età adulta è in forte crisi, mancano gli strumenti di aiuto e sostegno, e «nei paesi dove si sono fatti tagli ai servizi di salute mentale - conclude - è aumentato il ricorso ai farmaci». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico