OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
«Non volevamo ferire i sentimenti di nessuno, le decisioni che riguardano Olesya sono del suo legale». Così ha spiegato il presentatore della trasmissione russa Lasciali parlare che avrebbe seguito in questi giorni la storia di Denise Pipitone. L'uomo ha spiegato che l'intenzione del programma non era affatto quella di giocare con i sentimenti di famiglie disperate, ma ogni cosa è stata dettata e voluta da Olesya.
LEGGI ANCHE
LEGGI ANCHE
«Olesya Rostova è un'attrice in cerca di visibilità»: l'ipotesi choc nel video su Instagram
Le scuse del conduttore sono arrivate in un video mandato in onda dalla trasmissione di Rai3, in prima serata, Chi l'ha visto? La trasmissione di Federica Sciarelli. «Comprendiamo la preoccupazione di tutti gli italiani, voglio scusarmi con i genitori di Denise Pipitone per aver dovuto aspettare», ha aggiunto Dmitry Borisov spiegando come sono andati i fatti nella trasmissione: «Non avevamo assolutamente idea che Olesya potesse essere al centro di tale attenzione in Italia.
Poi conclude: «Non volevamo ferire i sentimenti di nessuno, è importante anche per le altre famiglie conoscere la verità non più di una madre italiane. Noi seguiamo la storia, ma tutte le decisioni vengono prese da Olesya e dai suoi rappresentanti legali». Uno show quello che si è creato che non è piaciuto al pubblico e soprattutto alla famiglia di Denise che da anni spera di poter rivedere la bambina scomparsa nel 2004 da Mazara del Vallo.
Giacomo Frazzitta, avvocato di Piera Maggio, ospite a Chi l'ha visto, ha voluto da subito chiarire che si sono impegnati per avere i risultati dei primi test: «Abbiamo fatto un giro all’inferno e siamo tornati: mettere in uno show bambini rapiti e genitori di bambini rapiti come se fosse una specie di reality o di gioco su uno dei crimini più terribili, quelli contro i bambini». L'intento è stato quello di salvaguardare la Maggio da ulteriori dolori, non si sarebbe mai sottoposta al test del DNA se non avesse saputo prima i risultati delle analisi del gruppo sanguigno.
Leggi l'articolo completo suCorriere Adriatico