Decapita i tre figli e la moglie dopo averli narcotizzati al Cairo

Decapita i tre figli e la moglie dopo averli narcotizzati al Cairo: la confessione del medico
Una strage di innocenti a sangue freddo: i tre figli e la moglie sono stati trovati decapitati. Una mattanza l'ultimo giorno del 2018 al Cairo nella vicina cittadina...

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Una strage di innocenti a sangue freddo: i tre figli e la moglie sono stati trovati decapitati. Una mattanza l'ultimo giorno del 2018 al Cairo nella vicina cittadina di Kafr El-Sheikh. A trovarli il papà e marito che ha dato l'allarme: poi, a 24 ore, il colpo di scena: è lui il colpevole.




La famiglia, che da un po’ di tempo si era trasferita in Arabia Saudita per lavoro,  era ritornata al Cairo per i preparativi del matrimonio del fratello della donna che sarebbe stato celebrato la prossima settimana. Entrambi i coniugi sono medici.

Lunedì mattina Ahmed Abdullah Zaki è uscito di casa (o almeno così ha raccontato) dopo aver salutato tutti, per fare dei servizi e passare all'ambulatorio dove lavorava (momentaneamente in aspettativa). Quando è rientrato a casa le grida di dolore dell’uomo sono riecheggiate a lungo. Sangue ovunque. Choc nell'intero Egitto.

Decine di persone portate in caserma per essere ascoltati: primo fra tutti Ahmed Abdullah Zaki, altri familiari, portiere, negozianti. I corpi di Laila, 5 anni, Omar 6, Abdullah e della loro mamma, Mona Mohammed Fathi, 30 sono stati trasferiti all’Istituto di medicina legale.



«Ma come è possibile far del male in questo modo. Una violenza inaudita che non trova giustificazioni», ripetono i vicini di casa.
Ancora più sconvolgente è stato scoprire che il colpevole era proprio lui quel padre amorevole, marito e medico rispettato. È crollato dopo ore di interrogatorio ed è stato riportato nell'appartamento per un sopralluogo con gli inveztigatori. 

Dalle prime informazioni avrebbe messo dei sonniferi nell’acqua dei bambini e della moglio e li ha poi decipitati.  L’unica cosa che avrebbe detto il medico: «Avevamo tanti problemi». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico