ROMA - È morta dopo una lunga agonia, tra atroci sofferenze, per un aneurisma addominale che i medici avevano scambiato per lombosciatalgia, poco più di un banale...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
La sorella di Daniela, Annamaria, racconta al Corriere della Sera la tragica vicenda della sorella, morta il 20 marzo scorso dopo due giorni di agonia. «Tutto è iniziato il 18 marzo, Daniela aveva leggeri dolori ai reni e alla gamba sinistra, ma qualche anno fa era stata operata per un'ernia e aveva sottovalutato il problema. Il medico di base le aveva prescritto la tachipirina, ma il dolore era aumentato» - spiega la donna - «La sera del giorno successivo, mio padre mi telefonò per dirmi che Daniela stava molto male: si contorceva dal dolore, sudava tantissimo e l'abbiamo dovuta cambiare tre volte prima di farla salire sull'ambulanza».
La corsa al pronto soccorso del Policlinico Casilino è stata tempestiva, ma Daniela aveva dovuto attendere ore prima di essere visitata. «Era su una sedia, con dolori terribili e l'ago della flebo era uscito dalla vena. Si è alzata per chiedere quanto mancava alla visita, ma è quasi svenuta. Mi hanno fatta uscire, sono rimasta con mio padre in sala d'attesa. Lei mi mandava messaggi per chiedermi aiuto, ma non potevo entrare», spiega ancora la sorella. I medici, poco prima dell'alba, chiedono ad Annamaria se Daniela soffrisse di problemi psichiatrici: lei risponde di no, ma la scena che le si presenta davanti è agghiacciante.
«Quando l'ho vista mi sono spaventata. Era a letto, ancora cosciente ma tutta storta, un braccio blu e gonfio, una flebo infilata in un piede e continuava a lamentarsi per il dolore con un filo di voce, si contorceva, ma mi diceva grazie per essere lì e scusa, ripeteva, scusami. Mi guardava, ma gli occhi non erano più i suoi: lei li aveva azzurri, erano diventati di un grigio velato e la parte inferiore del corpo era livida, fredda» - aggiunge Annamaria - «I medici credevano fosse meningite e decidono di ricoverarla in rianimazione. La dottoressa che l'aveva visitata la prima sera mi ha detto di andare a salutarla, subito, prima che la portassero in reparto. Sono riuscita a dirle che dopo l'esame mi avrebbe trovata lì a aspettarla, lei ha annuito, non poteva più parlare. È stata l'ultima volta che l'ho vista viva».
Solo poche ore prima della morte di Daniela, i medici riescono a fare una diagnosi corretta: «Verso le 13 ci hanno detto che aveva un aneurisma addominale, con un inizio di ischemia celebrale e addensamento di sangue nei polmoni. C'erano pochissime speranze. Le avevano trovato anche una neoplasia ai polmoni, ma dissero che era l'ultimo dei problemi». L'agonia è durata per quasi tutto il pomeriggio, quando un medico disse alla madre di Daniela di prepararsi al peggio: «Non possiamo più salvarla, ma prima o poi tocca a tutti». Il decesso è stato registrato alle 18.35 di quel 20 marzo. La famiglia di Daniela ha chiesto l'autopsia ma il referto sarà pronto solo il 5 maggio. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico