Una donna incinta su due non è vaccinata. E una su 6 partorisce col Covid

Una donna incinta su due partorisce col Covid. E una su due non è vaccinata
Una donna incinta su due (47%) non è vaccinata. Emerge dall'indagine Fiaso (Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere) in 12 ospedali sentinella su un totale...

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Una donna incinta su due (47%) non è vaccinata. Emerge dall'indagine Fiaso (Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere) in 12 ospedali sentinella su un totale di 404 parti eseguiti nella settimana 18-25 gennaio. «Il rischio, con l'ampia circolazione di Omicron, di avere l'infezione da SarsCov2 durante i 9 mesi, nei quali la donna è più suscettibile, è altissimo e può generare complicanze nella gravidanza, per la salute della donna e del bambino. È necessario insistere - dichiara Giovanni Migliore, presidente Fiaso - sulla necessità di vaccinarsi in gravidanza per prevenire l'infezione e minimizzare rischi di complicanze».

 

 

 

Una donna in gravidanza su sei partorisce con il Covid, la rilevazione Fiaso fatta in 12 ospedali sentinella. Su un totale di 404 parti eseguiti nelle 12 strutture sanitarie nella settimana dal 18 al 25 gennaio, 65 sono avvenuti in area Covid. Complessivamente, dunque, il 16% delle gravide ha contratto l'infezione da Sars-Cov-2 e ha partorito con il Covid. Tra le donne risultate positive al momento del parto, il 60% non era vaccinato e il 5% aveva sviluppato sintomi respiratori e polmonari tipici della malattia da Covid. Un solo neonato, figlio di una non vaccinata, ha contratto l'infezione.

 

 

 

«La presenza di pazienti gravide positive - spiega Giovanni Migliore, presidente della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso) -pone un problema dal punto di vista gestionale: a differenza di tante altre condizioni di positività che possono essere gestite in reparti multidiscliplinari, una partoriente positiva al Covid va ricoverata nei reparti di Ostetricia e questo impone la duplicazione dei percorsi per l'assistenza di pazienti negative e positive, che devono essere separate, con il conseguente raddoppio delle risorse necessario. È un impegno importante e ulteriore per le aziende sanitarie e ospedaliere che da due anni sono in prima linea nell'emergenza. Occorre rivolgere ancora una volta un appello alla vaccinazione a tutte le donne incinte che ancora non hanno aderito alla campagna».

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Corriere Adriatico