Domnica: "Schettino sa ma protegge Costa"

Domnica: "Schettino sa ma protegge Costa"
FIRENZE - Domnica Camortan vuole essere risarcita perchè «ha visto la morte in faccia». La giovane moldava che era con...

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FIRENZE - Domnica Camortan vuole essere risarcita perchè «ha visto la morte in faccia».




La giovane moldava che era con Francesco Schettino in plancia di comando al momento dell'impatto della Concordia con gli scogli del Giglio ritiene che il risarcimento le sia dovuto perché la sua vita «è stata distrutta completamente» sia da quell'esperienza che dalla caccia che le viene data dai media e adesso vuole essere «lasciata stare nella sua vita privata».



Cemortan è stata stamani ospite di Mattino 5 su Canale 5 ed ha anche parlato della richiesta di condanna a 26 anni per Schettino: «Non so se è una condanna giusta. La richiesta è una decisione della procura e io non possono dirlo», ha affermato Domnica aggiungendo tuttavia che nel 2012, quando il processo non era ancora iniziato, dalla procura di Grosseto le avrebbero detto che per Schettino si profilava una pena di 25 anni.



Lei reagì stupita per l'entità di una simile eventuale condanna, «ma mi dissero - ha spiegato che Costa dà lavoro a tante persone...». La conduttrice del programma, Federica Panicucci, ha a questo punto ricordato alla Cemortan che si assumeva la responsabilità di quelle affermazioni.



Domnica si è detta «indignata» perchè «una sola persona è chiamata a rispondere» del naufragio della Costa Concordia e «dispiaciuta» per Francesco Schettino che però, al processo, non avrebbe «detto tutto». «Lui può dire di più di quello che conosce della compagnia e può parlare di tante cose. Secondo me lui protegge Costa Crociere e non capisco perchè».



«Quando ho lavorato per Costa, prima di quel viaggio - ha spiegato Cemortan - lui mi ha detto più volte che per cambiare rotta doveva informare la compagnia». E per spiegare meglio ha mostrato una copia del giornale di bordo in russo, destinato ai passeggeri: «Se il capitano cambia qualcosa noi lo sappiamo subito per poterlo cambiare sul giornale».



«Quando sono salita a bordo a Civitavecchia tutti nell'equipaggio sapevano del cambiamento di rotta per passare vicino al Giglio e nessuno durante il processo ha verificato se era accaduto, se c'era una e-mail del capitano alla compagnia».



Quanto alla richiesta di risarcimento di 200.000 euro formalizzata in aula dal suo legale, «io ero su quella nave non ero un uccellino che volava intorno» ha spiegato Domnica ricordando anche di aver salvato almeno una persona dalle acque del Giglio: «Quanto vale la vita di una persona in Italia?». «Ho visto la morte in faccia, a casa mi aspettava una bambina e dopo il naufragio la mia vita è distrutta, cambiata completamente», ha poi aggiunto dicendo che forse potevano essere salvate più persone dal naufragio.



«Cambio numero di telefono ogni settimana e la mia vita è così da tre anni. Lasciatemi stare nella mia vita privata - ha detto la giovane moldava riferendosi ai continui tentativi di contatto da parte dei giornalisti - sono stanca di tutto questo. Ho sopportato per tre anni questa pressione». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico