Coronavirus in Veneto, il figlio del manager: «Mio padre ha sbagliato, meritava il ricovero forzato. Zaia ha ragione»

Coronavirus in Veneto, il figlio del manager: «Mio padre ha sbagliato, meritava il ricovero forzato. Zaia ha ragione»
Ha scoperto di essere positivo al coronavirus dopo un viaggio di lavoro in Serbia, ma ha rifiutato di farsi ricoverare. In pochi giorni, però, le sue condizioni si sono...

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Ha scoperto di essere positivo al coronavirus dopo un viaggio di lavoro in Serbia, ma ha rifiutato di farsi ricoverare. In pochi giorni, però, le sue condizioni si sono aggravate ed ora il manager di Vicenza è intubato in terapia intensiva. Il figlio dell'uomo ha stigmatizzato il suo comportamento: «Sto con Luca Zaia, mio padre ha sbagliato e meritava il ricovero coatto».


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Il figlio del manager della Laserjet, intervistato dal Corriere della Sera, dà ragione al presidente della Regione Veneto, Luca Zaia: «Serve il Tso per chi è positivo ma rifiuta il ricovero. Curarsi è un dovere nei confronti della comunità e non si può rischiare di contagiare altre persone. Zaia fa bene a puntare i piedi». Il manager, che nel viaggio di lavoro in Serbia era stato a lungo a contatto con un 70enne positivo, deceduto due giorni fa, al momento è in terapia intensiva con una polmonite interstiziale.

«Il suo comportamento non ha alcuna giustificazione logica, forse è stato una leggerezza o una sottovalutazione del pericolo a cui andava incontro. E pensare che all'inizio dell'emergenza mio padre era molto attento a ogni forma di prevenzione» - spiega il figlio dell'uomo, senza mezzi termini - «Ha sbagliato, questo non si discute, ma non è vero che dopo aver rifiutato il ricovero se n'è andato in giro come se niente fosse. Quando l'ambulanza lo ha riaccompagnato a casa, è rimasto barricato in camera da letto, dove è rimasto per quattro giorni. Il 1 luglio è peggiorato e a quel punto l'ambulanza lo ha riportato in ospedale».

La Laserjet, azienda vicentina di lavorazione dei metalli con sede a Pojana Maggiore, in cui sono almeno cinque i casi positivi, compreso il manager che era stato in Serbia, ha spiegato in una nota: «Le nostre aziende hanno sempre rispettato tutte le precauzioni e attuato i protocolli anti-Covid, in maniera attenta e dettagliata. Non esiste alcun pericolo a riguardo di ciò. Ci stiamo attivando per dare un ulteriore messaggio di sicurezza e di certezza che non esiste alcun pericolo ulteriore di contagio, in quanto le persone potenzialmente coinvolte sono tutte in isolamento».


Tra i familiari del manager ricoverato in terapia intensiva non ci sono casi di contagio, anche perché l'uomo non avrebbe avuto contatti stretti con i parenti per diverse settimane. La famiglia ha spiegato: «Non abbiamo informazioni certe e pertanto preferiamo non dire niente. L'unica cosa che possiamo confermare è che domenica scorsa, 28 giugno, era stata confermata la sua positività e che aveva avuto contatti con sole tre persone, tutte attualmente in isolamento e in attesa dell'esito dell'ultimo tampone». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico