Il virologo Pregliasco: «Il Coronavirus è cambiato, ma questo non significa che siamo tutti liberi»

Il virologo Pregliasco: «Il Coronavirus è cambiato, ma questo non significa che siamo tutti liberi»
Il virus è cambiato, ma questo non significa che tutti possano tornare alla vita di prima. Questo è il concetto che ha voluto esprimere Fabrizio...

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Il virus è cambiato, ma questo non significa che tutti possano tornare alla vita di prima. Questo è il concetto che ha voluto esprimere Fabrizio Pregliasco, virologo, ricercatore all’Università statale di Milano. Il dottore intervistato dall'Huffington Post ha chiarito le dichiarazioni di Alberto Zangrillo, il primario del “San Raffaele” di Milano.


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«Zangrillo ha ragione, ha voluto enfatizzare un aspetto attuale della questione Covid-19 , oggi registriamo meno casi e di gravità inferiore rispetto al passato, ma questo non deve tradursi in un “liberi tutti”». Il ricercatore ha parlato di un numero inferiore di casi e di pazienti meno gravi, quello che però sembra chiaro è che il motivo da cui dipenda questo cambiamento, di fatto, ancora non è noto. Non ci sono prove scientifiche sulla mutazione o qualche altro cambiamento del virus, per questo la comunità scientifica resta cauta.

«Dobbiamo capire se si tratta di una variante genetica del virus una variante con minore aggressività è stata isolata a Brescia, ma bisogna capire se si tratta di un caso raro o se è il virus che sta circolando adesso. Serviranno altri isolamenti e nuovi confronti», spiega Pregliasco.

Anche Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive dell’Ospedale “San Martino” di Genova, parla di un virus meno aggressivo: «Il virus circola ancora ed è sbagliato dare messaggi fuorvianti che non invitano alla prudenza, anhe se è indubitabilmente vero e rassicurante il fatto che la pressione sugli ospedali si sia drasticamente ridotta nelle ultime settimane».


Pregliasco alla fine conclude spiegando che bisogna continuare a fare attenzione, mantenere un atteggiamento cauto che però non deve degenerare in ipocondria. 

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Corriere Adriatico