Coronavirus scuola, caos Maturità. I presidi contro Azzolina: servono subito regole chiare

Coronavirus scuola, caos Maturità. I presidi contro Azzolina: servono subito regole chiare
Nella fase 2 della pandemia da coronovirus la scuola con il distanziamento rischia di creare ancora più problemi di quella “a distanza”, portata avanti...

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Nella fase 2 della pandemia da coronovirus la scuola con il distanziamento rischia di creare ancora più problemi di quella “a distanza”, portata avanti online. É caos nelle scuole, infatti, perché sarà difficile tenere distanti prof e studenti all'esame di Stato così come separare le classi con il nuovo anno, tenendole metà a scuola e metà a casa. La domanda, per tutto, è una sola: in presenza sì, ma come?


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Gli esami di maturità. Il ministero dell'istruzione ha deciso che gli esami di maturità si svolgeranno a scuola, con il candidato e la commissione d'esame presenti ma intanto, nelle scuole, ci si chiede in che modo si potranno svolgere gli esami di Stato. A chiedere chiarezza sono i dirigenti scolastici che, in un appello lanciato dall'Associazione nazionale dei presidi, avanzano i loro dubbi e per il 7 maggio aspettano risposte concrete da un incontro online con il ministero dell'istruzione. In tempi di distanziamento sociale, infatti, nulla può essere dato per scontato. Tanto meno nell'organizzazione dell'esame di maturità: una macchina che muove mezzo milione di studenti adolescenti e migliaia di docenti e personale addetto alla segreteria e alle pulizie con una media di 50 anni e oltre. Tutti da tutelare sotto l'aspetto sanitario.

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«Deve essere affrontato e risolto al più presto il vero problema – spiega Antonello Giannelli, presidente Anp - definire specifici protocolli di sicurezza inerenti gli strumenti, le procedure e le connesse responsabilità. Non possiamo lasciare sole le scuole e i dirigenti che ne gestiscono l’attività nel decidere come organizzarsi. Non possiamo accettare un aggravio di responsabilità ulteriore e, soprattutto, evitabile. Servono regole chiare e servono subito».

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I dubbi. Per i dirigenti scolastici i dubbi sono tanti. Innanzitutto: le mascherine dovranno essere indossate? Se sì, chi e fornirà? Sarà necessario, come deve avvenire in tanti luoghi pubblici e non, misurare la temperatura prima di entrare? Quanto devono essere grandi le aule per ospitare in sicurezza il candidato e la commissione composta da 6 docenti e un presidente? Si parte da un minimo di 8 persone che, a distanza di due metri l'una dall'altra, potrebbero richiedere spazi decisamente più ampi di una semplice classe. Si potrà assistere? L'esame è pubblico ma chi si prende a responsabilità di far entrare mamma e papà, gli amici o i compagni di classe per vedere come interrogano i prof?

 

 

Classi a metà. Ma non solo, guardando al prossimo anno la situazione si complica ulteriormente. Mancano meno di 4 mesi al 1 settembre e le scuole si chiedono come potranno fare lezione con classi a metà, divise tra chi sta in aula e chi a casa. Si tratta di uno degli scenari possibili, nel caso in cui il virus sia ancora in circolazione ma non più così aggressivo da dover tenere chiuse le scuole. Per la task force al ministero si tratta dello scenario zero, da perfezionare e reglare anche in base all'età degli studenti. Ma l'idea di separare e classi non raccoglie il favore dei sindacati. «La ripresa in sicurezza delle attività scolastiche - spiega la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan - è un tema importante e delicato che riguarda milioni di famiglie e di studenti. Occorre aprire un confronto serio a Palazzo Chigi. La turnazione e la didattica a distanza sono improponibili per il livello di povertà di tante famiglie e la scarsa diffusione della banda larga».

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Corriere Adriatico