Coronavirus, l'infettivologo Galli: «Siamo all'inizio, come a Wuhan un mese fa»

Coronavirus, l'infettivologo Galli: «Siamo all'inizio, come a Wuhan un mese fa»
«Siamo solo all'inizio». Parola dell'infettivologo Massimo Galli, primario dell'ospedale Sacco di Milano e docente di Malattie infettive...

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«Siamo solo all'inizio». Parola dell'infettivologo Massimo Galli, primario dell'ospedale Sacco di Milano e docente di Malattie infettive all'università Statale del capoluogo lombardo sul Coronavirus.


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Parlando a SkyTg24 spiega la situazione attuale del Coronavirus: «Seguendo i dati dall'esterno, mi vien fatto di dire che purtroppo siamo solo all'inizio. E questo perché, dal punto di vista numerico, giovedì-venerdì scorso la nostra situazione era analoga a quella di Wuhan il 25-26 di gennaio. La condizione è diversa per un motivo: a Wuhan la concentrazione di 11 mln di persone è in un'area molto più ristretta rispetto alla Lombardia, che ne ha 10 milioni molto più dispersi, ma con le sue aree metropolitane fitte».

 
 
Questo ci dice «che la possibilità di diffusione dell'infezione è reale, se non ti dai da fare per fermarla». «Da noi come a Wuhan - ha aggiunto Galli - l'infezione ha circolato sottotraccia per un periodo piuttosto lungo, 3-4 settimane nell'area del Lodigiano», ha aggiunto. «Abbiamo una serie di decessi che ti fanno pensare che il problema ci stia proprio premendo addosso in modo evidente».

«Ci sono anche dei giovani in rianimazione, con problemi decisamente seri. Abbiamo dei trentenni e anche sotto i trentenni». Lo ha detto l'infettivologo Massimo Galli, primario dell'ospedale Sacco di Milano e docente di Malattie infettive all'università Statale del capoluogo lombardo, parlando a SkyTg24.


E questo anche se la proporzione con i pazienti più anziani naturalmente non è confrontabile, ha specificato l'esperto. «Noi siamo in una condizione relativamente privilegiata. L'intero mio reparto - ha spiegato - è stato trasformato in un reparto di rianimazione e stiamo estendendo i letti necessari in altre parti dell'ospedale. Eravamo più preparati proprio perché istituzionalmente siamo formati per questo tipo di emergenza, ma questa - ha aggiunto - ha superato ogni scala».
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Corriere Adriatico