Coronavirus choc, il comandante dei carabinieri di Bergamo: «Siamo sommersi dalle bare»

Coronavirus choc, il comandante dei Carabinieri di Bergamo: «Siamo sommersi dalle bare»
BERGAMO - L'emergenza coronavirus continua ad essere drammatica a Bergamo, dove solo una settimana fa l'immagine dei camion dell'esercito che...

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BERGAMO - L'emergenza coronavirus continua ad essere drammatica a Bergamo, dove solo una settimana fa l'immagine dei camion dell'esercito che trasportavano decine di bare fuori dalla città per via dei troppi morti quotidiani aveva sconvolto tutta l'Italia. Oggi il Corriere della Sera ha intervistato il comandante provinciale dei carabinieri di Bergamo Paolo Storoni, addetto allo smistamento delle bare in tutta la provincia.


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«La situazione è critica perché il forno crematorio di Bergamo non ce la fa a smaltire l'impressionante richiesta. Siamo a circa mille funerali in un mese contro una media di cento. E non è facile trovare posto nelle altre strutture del Nord», racconta il colonnello. ​«Mi trovo a dirigere un drammatico traffico di bare, come un vigile che indica la giusta direzione. Questo serve e questo faccio perché ritengo utile aiutare i Comuni della Bergamasca in un momento così difficile». 
«Ora cercherò in Toscana. L'Emilia è piena, ho chiesto a Ferrara, a Bologna, nulla. Stessa cosa in Piemonte, anche se hanno dissequestrato il forno di Biella ma lì ci mettono quelli di Trecate e sono tanti. In Veneto il forno di Vicenza è scoppiato. Ho portato alcune bare due giorni fa a Gemona, in Friuli, ma adesso devo per forza spostarmi verso il Centro Sud», continua il carabiniere. 

«Noi militari, cioè Carabinieri ed Esercito, fino a ieri abbiamo fatto quasi 400 trasferimenti, un conto al quale non si riesce a star dietro. Il fatto è che molte famiglie ora chiedono la cremazione e il sistema non è pronto ad assorbire numeri così imponenti», spiega Storoni. «Il nostro lavoro è accompagnare con pietas i corpi di questi nostri concittadini come se fossero i nostri cari. È gente che in molti casi conoscevamo».
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Corriere Adriatico