Focolaio Coronavirus a Vicenza. «Il manager "isolato" in casa, ma aveva due ospiti»

Focolaio Coronavirus a Vicenza. «Il manager "isolato" in casa, ma aveva due ospiti»
VICENZA - Migliorano le condizioni di Lino Fraron, il titolare della Laserjet di Pojana Maggiore ricoverato in terapia intensiva a Vicenza dopo aver contratto il coronavirus...

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VICENZA - Migliorano le condizioni di Lino Fraron, il titolare della Laserjet di Pojana Maggiore ricoverato in terapia intensiva a Vicenza dopo aver contratto il coronavirus presumibilmente durante l'ultimo suo viaggio in Serbia, dove c'è una sede aziendale. Ieri il presidente della Regione, Luca Zaia, riferendo che il quadro clinico è in miglioramento, gli ha fatto gli auguri: «La situazione nel vicentino è circoscritta, contiamo di non avere altri contagi e altri isolamenti, e facciamo i nostri auguri alla persona perché migliori e guarisca».


Ai 117 veneti messi in isolamento tra Vicenza (52), Verona (37) e Padova (28) per aver avuto contatti con l'imprenditore vicentino e con gli altri tre colleghi/dipendenti che con lui erano andati in Serbia, al momento non se ne sono aggiunti altri.

Il comportamento di Fraron è già stato segnalato dall'Ulss 8 Berica alla Procura di Vicenza: «Era dal 25 giugno - ha detto la responsabile del Dipartimento Prevenzione, Francesca Russo - che l'uomo aveva sintomi correlabili con il Covid-19 e, tanto più che era tornato da zone a rischio dove aveva incontrato persone presumibilmente già malate, avrebbe dovuto informare il proprio medico». Invece l'uomo ha continuato a fare vita sociale, è andato a un funerale, a una festa di compleanno, poi ha rifiutato il ricovero. E a casa non era solo: «Ospitava - ha detto - due persone che erano state con lui alla festa di compleanno e con le quali ha sostenuto di avere avuto contatti il 30 giorno, cioè il giorno prima del ricovero, mentre era in isolamento».

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Ma Fraron e i suoi colleghi, una volta tornati in Italia, dovevano o non dovevano fare la quarantena? Serbia e Bosnia figurano nell'elenco dei Paesi che, se frequentati, impongono l'isolamento fiduciario. C'è però un'eccezione: se lo spostamento all'estero per motivi di lavoro ha avuto una durata non superiore a 120 ore (5 giorni), la quarantena in base alle norme nazionali italiane non si fa. «Fino ad oggi - ha detto Zaia - chi partiva e tornava in Veneto entro 120 ore di soggiorno, secondo il Dpcm in vigore, non veniva sottoposto alla quarantena, oggi con questa ordinanza risolviamo questo vulnus: anche chi rientra dopo un soggiorno all'estero inferiore ai 5 giorni sarà sottoposto a controlli». Al Governo, però, il presidente del Veneto ha chiesto di reintrodurre la denuncia penale per chiunque non rispetti l'isolamento fiduciario, anche se negativo al Covid, e di trovare un sistema per i ricoveri coatti.
Al.Va. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico