Un post polemico quello di Marco Bellafiore, infermiere del Policlinico Umberto I di Roma, come lui stesso afferma come prefazione. Un post su Facebook in cui parla del...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
LEGGI ANCHE: Papà di sessant'anni in terapia intensiva, contagiato dal figlio rientrato dalla Croazia. Nuovi positivi, i dati come a maggio
«L'ultima volta che ho avuto bisogno delle mutande di ricambio probabilmente avevo 3/4 anni e all'asilo ancora mi pisciavo addosso. Questa volta, dopo quasi 5 ore di turno bardato dentro che me so sudato pure l'acqua del battesimo, c'avevo le mutande talmente fraciche che da grigie so diventate nere», scrive descrivendo il suo turno di lavoro costretto nella tuta di protezione con mascherina e occhiali. «Veniteme a dì che è tutto ok, che non ce n'è coviddi, che stasera annamo a ballà. Intanto, a 30 gradi e con una tuta da centro dimagranti sobrino, ce stamo noi, non voi. Tanto che ve frega, mica mi capiterà di stare con un tubo in gola a cagarmi addosso mentre una macchina respira per me. Vai sereno zi, a te non capita. E se capita, ci sono gli stronzi che per un indennità di quasi 100 euro (lorde) al mese, si fanno turni interi in stile palombaro grondando acqua tipo che ce poi fa rafting quando se levamo la tuta. Ma no, a te non capita, dai. Cazzotene delle regole», prosegue con tono sempre più deciso e polemico.
LEGGI ANCHE: Coronavirus, i nuovi positivi oggi nelle Marche sono 11 (ieri 32) /Il contagio in tempo reale nelle regioni
Il suo, come ammette anche Marco, è uno sfogo contro chi pensa che il covid sia finito, contro chi crede che non possa fare del male ai più giovani. Quello dell'infermiere è uno dei tanti sfoghi di persone che lavorano a stretto contatto con la malattia e che invitano a non sottovalutarla, per il bene dei diretti interessati, ma anche per tutti coloro che lavorano nel settore sanitario costretti, eventualmente, a dover far fronte a una seconda emergenza.
Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico