ROMA - È boom di catene dentistiche low cost in Italia. Il numero degli esercizi è più che raddoppiato in tre anni da 214 del 2012 a 560 nel 2015, mentre le...
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È arrivata a Palazzo Madama infatti la polemica che in questi giorni vede protagonisti 'dentisti tradizionalì da un lato e catene dentistiche dall'altro a proposito degli emendamenti al Ddl Concorrenza proposti dall'Associazione Nazionale Dentisti Italiani (Andi). Se approvati, obbligheranno gli studi dentistici organizzati in società di capitale ad avere almeno i 2/3 dei soci iscritti all'Albo degli odontoiatri, come avviene per tutte le società tra professionisti. Il tema interessa tutta l'odontoiatria che esercita in società di capitale che rappresenta il 4% degli esercenti ma fattura l'11% del totale e assiste oltre un milione di cittadini. In allarme, alcune associazioni di consumatori hanno fatto appello a una possibile chiusura del mercato alla libera concorrenza. Posizione a cui è seguito oggi l'invio, alla Commissione Industria del Senato e alle più alte cariche dello Stato, di una relazione commissionata da un gruppo di aziende dell'odontoiatria di capitale.
«Gli emendamenti proposti da Andi sono illegittimi sotto il profilo giuridico - si legge nel documento - mirano, infatti, a limitare l'attiva di impresa». Tra i motivi di scontro, anche la richiesta dell'Andi che le società rispondano di danni al paziente per lo stesso arco di tempo del dentista iscritto all'albo, mentre oggi se falliscono non sono chiamate a rimborsare. In questo caso, secondo il documento, «la soluzione è introdurre sia per dentisti che per società l'obbligo di assicurazione». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico