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È ufficiale. Il burnout è ora una condizione medica riconosciuta come malattia dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Lo stress cronico da lavoro che porta a scarsa attenzione e produttività, senso di fallimento e perdita d'interesse, è di nuovo sotto i riflettori grazie al recente studio condotto dal McKinsey Health Institute su un campione di 30 mila dipendenti in 30 paesi. La percentuale di chi soffre di burnout si attesta intorno al 20% e per lo più sono i giovani ad esserne colpiti, ma anche i dipendenti di piccole aziende che non ricoprono ruoli manageriali. E tra i giovani, una ricerca rivela che l’80% di millennial e appartenenti alla Gen Z è pronta a lasciare il posto di lavoro a causa di una cultura aziendale tossica, come probabilmente vorrebbe fare Briselle Asero.
La Gen Z e le dimissioni
La ventunenne laureata ha affidato a TikTok il suo sfogo riguardo gli improponibili orari di lavoro che non le permettono di occuparsi della sua vita privata: «Lavorare dalle 9 alle 17 è troppo», ha lamentato la giovane.
Il campione ampio ha rivelato anche differenze tra i paesi: in India il tasso più alto (59%), mentre nel Camerun quello più basso (9%).
I problemi in azienda
Francesca Verderio, training & development practice leader di Zeta Service sottolinea la mancanza di ascolto dei dipendenti da parte delle aziende e del monitoraggio del clima aziendale che diventa fondamentale per trattenere le risorse, oltre al fatto che sul luogo di lavoro molti trascorrono la maggior parte delle proprie giornate: «C’è stato infatti un significativo aumento delle dimissioni in tanti settori diversi. Conoscere le esigenze e le opinioni dei dipendenti diventa importante per migliorare tutti gli aspetti della vita lavorativa», dichiara. E a riguardo diventa riduttivo pensare, secondo Verderio, che l’abbandono del posto di lavoro sia dovuto a contrasti riguardo la retribuzione o avanzamenti di carriera.
È quindi necessario per migliorare la situazione l’impegno delle aziende ad avviare un processo di trasformazione con un monitoraggio costante del clima aziendale, non solo quando ci si trova in momenti di difficoltà, così da migliorare la produttività di uno per migliorare la resa dell’azienda sul mercato.
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