Bullismo e post Covid, cresce il disagio tra i giovani. L’Umbria è la regione con il più alto numero di scuole che offrono il servizio psicologico

Manifestazione contro il bullismo in piazza a Perugia
Vittoria è andata in crisi perché esclusa da ogni...

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Vittoria è andata in crisi perché esclusa da ogni socialità dai compagni di classe che l’hanno emarginata perché troppo brava. Francesca ha dovuto addirittura cambiare scuola perché non sopportava le prese in giro dei compagni per il suo taglio di capelli. Giorgia (è un nome di fantasia) il suo disagio interiore lo ha risolto con un gesto estremo volando dal quarto piano della sua scuola dopo aver lasciato alle compagne un bigliettino con scritto “vi voglio bene”. Sono tre storie, tragica e per fortuna unica quella di Giorgia, vissute da tre giovanissime studentesse di istituti superiori perugini che la cronaca ci ha consegnato in questi anni. E di storie di disagio, magari meno eclatanti, ce ne sono parecchie sui banchi delle scuole dove le richieste di aiuto psicologico sono in aumento. Spesso il disagio è la conseguenza di atti di bullismo e recentemente ha molto pesato la condizione di isolamento cui i giovani sono stati costretti dalla pandemia, fatto sta che in Umbria c’è una grande sensibilità verso questo problema e non è un caso che sia proprio la nostra regione al top nazionale: rispetto a una media del 75%, in Umbria sono l’85% le scuole che hanno realizzato progetti ad hoc stipulando convenzioni con psicologi professionisti. «Abbiamo potuto verificare che il servizio di assistenza psicologica a scuola è fondamentale – racconta Maria Marinangeli, dirigente scolastico del polo liceale Mazzatinti di Gubbio – La presenza dello psicologo è un’esigenza irrinunciabile e posso dire che nella mia scuola il professionista è stato utile a tutte le componenti: ragazzi, docenti e anche genitori che hanno potuto trovare assistenza per disagi che i lori figli avevano manifestato a casa e non a scuola. I risultati sono stati ottimi, questo servizio va assolutamente istituzionalizzato». E dello stesso parere è Fabio Gallina, preside del Comprensivo Perugia 5, annualmente reggente anche in altri istituti: «La presenza dello psicologo è molto utile alle primarie e alle medie inferiori anche se da noi, vista l’età degli studenti, gli interventi ad personam sono più difficili da gestire per le tutele di legge che li proteggono. Abbiamo fatto però progetti puntando sulla prevenzione coinvolgendo tutte le componenti scolastiche e le famiglie. In periodo di pandemia abbiamo utilizzato i fondi Covid e ora ci aspettiamo che altri ne vengano stanziati perché dobbiamo arrivare al modello scandinavo dove lo psicologo è una figura strutturale di ogni scuola». Il protocollo del 2020 tra Ministero dell’istruzione e Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi in effetti ha dato riscontri molto positivi. «Il monitoraggio fatto dal Ministero sulla scuola ha consegnato una soddisfazione media molto elevata – sottolinea David Lazzari, l’umbro presidente dell’Ordine nazionale - Una esperienza che ha dimostrato a tutti la necessità della presenza di professionalità psicologiche nella scuola, con competenze specifiche, al servizio di tutto il sistema, studenti e famiglie, dirigenti e docenti. Il fine è promuovere risorse psicologiche, prevenire le forme di disagio e intercettare le situazioni che meritano attenzione, facendo rete con i servizi consultoriali e quelli per la cura dei disturbi nel Servizio sanitario nazionale». L’obiettivo di Lazzari è quello di arrivare «a stabilizzare la Psicologia nella scuola, garantendo a tutto il sistema questo servizio dopo la fase di emergenza». E sarebbe questo un salto di qualità che solleverebbe le scuole da impegni finanziari in proprio. In tempo di pandemia il protocollo tra CNOP e Ministero ha coperto due anni scolastici con stanziamenti dedicati per oltre 60 milioni di euro.

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Corriere Adriatico