Bruxelles, Marco architetto padovano fra i feriti della metro: salvato dal Pc

Marco Semenzato
BRUXELLES - Fra i tre  italiani rimasti feriti questa mattina a Bruxelles c'è un architetto di origine padovana.  Con lui in ospedale anche una giovane...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
BRUXELLES - Fra i tre  italiani rimasti feriti questa mattina a Bruxelles c'è un architetto di origine padovana.  Con lui in ospedale anche una giovane piemontese, Chiara Burla, 24 anni, originaria di Varallo Sesia (Vercelli), residente a Firenze, e Michele Venetico, giovane dipendente dell'aeroporto di Bruxelles, figlio di immigrati di origini siciliane. Il ferito veneto è  Marco Semenzato, di professione architetto,  da 9 mesi residente in Belgio. I parenti  si sono  già messi in contatto con lui.

 


«Ho avuto paura. Ho detto 'qui muoio'. Poi sono corso fuori. Adesso sto realizzando che sono vivo». Marco Semenzato, 34 anni, padovano, da nove mesi è consulente al dipartimento Educazione e cultura della commissione europea, è un miracolatos. Forse, deve la vita a quello zainetto con dentro il computer che aveva sulle spalle e che si è come volatilizzato dopo lo scoppio. Si dice «fortunato» perché i segni dell'esplosione sono solo nelle ustioni alle mani, nel forte rossore del viso, nella barba e capelli bruciati; ben diverso dalla sorte toccata a chi era dietro di lui e che è stato colpito dallo scoppio.

«Ero appena sceso dalla metro - racconta all'Ansa  - e avevo fatto appena due gradini della scale per uscire. Eravamo una cinquantina. Io ero davanti. All'improvviso ho sentito un boato. Ho visto un bagliore. Ho capito subito che era un attentato, ma non volevo crederci. Ho pensato che stavo per morire. Sono stato spinto in avanti ma non sono caduto. Penso mi abbia protetto lo zaino che avevo con me. Ho cominciato a correre verso l'uscita. Appena fuori c'erano degli oggetti caduti ma assieme a un'altra persona li abbiamo spostati».


Semenzato dice di non aver visto persone morte, ma feriti sì. «I soccorsi sono arrivati presto. Prima mi hanno aiutato degli operai che erano all'esterno». Una volta in ospedale è stato medicato per le ustioni alle mani e per quelle, più leggere, al volto. «Sono tutto rosso - dice adesso, mentre sullo sfondo si sentono le voci dei figli nella casa in un quartiere della capitale belga - con la barba bruciacchiata. Sì, ho avuto paura e penso che non entrerò mai più in una metro, non solo qui a Bruxelles. Ti senti intrappolato come un topo. Non è una bella sensazione». Adesso la domanda è perché: «Sono terroristi che hanno solo odio. Ma qui credo ci sia un problema che deve essere affrontato alla radice. Bisogna estirparli dalla società. È il momento di fare cose concrete».


  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico