Una bambina di 10 anni, rimasta incinta dopo essere stata ripetutamente stuprata da uno zio, è riuscita ad abortire nonostante fosse al quinto mese di gravidanza. È...
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La bambina, che vive nei pressi di Sao Mateus, nello Stato di Espirito Santo, era giunta la scorsa settimana in ospedale con fortissimi dolori al ventre e in evidente stato di gravidanza ma i medici, tutti obiettori, si erano rifiutati di farla abortire poiché era già stata superata la ventiduesima settimana. La legge brasiliana prevede l'interruzione volontaria di gravidanza solo in caso di violenza sessuale o di gravi rischi per la salute della futura mamma e del feto, ma i medici erano stati inflessibili. Alla fine, la Corte di Giustizia del Brasile ha stabilito che la volontà della donna è sovrana, stabilendo così il trasferimento in un altro ospedale per l'aborto.
La decisione della Corte ha scatenato l'ira di organizzazioni evangeliche e delle varie Conferenze episcopali, mentre alcuni attivisti pro-vita hanno tentato anche di fare irruzione nell'ospedale in cui si trova ancora ricoverata la bambina. Il vescovo Walmor Oliveira de Azevedo ha commentato così l'episodio: «Questo caso pone fine a due crimini efferati. La violenza sessuale è terribile, ma la violenza dell’aborto non si spiega, date tutte le risorse esistenti e messe a disposizione per garantire la vita dei due bambini».
Il medico responsabile dell'aborto, accusato di essere un assassino dai tanti attivisti ultraconservatori che hanno protestato per giorni fuori dall'ospedale, ha spiegato: «La bambina sta clinicamente molto bene e soprattutto è molto sollevata. Abbiamo realizzato l'operazione in modo da alleviare il più possibile la sua sofferenza». Intanto, lo zio della bambina, un 33enne accusato di averla violentata per quattro lunghi anni, è stato rintracciato dopo una breve fuga e arrestato. Lo ha confermato ad un portale locale Renato Casagrande, governatore dello Stato di Espirito Santo: «Il suo arresto sia di lezione per chiunque si macchi di un crimine così crudele, brutale e inaccettabile». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico