Ashley, la difesa del senegalese "Cacciato in malo modo, s'è sentito usato"

Ashley Olsen
FIRENZE - Si sarebbe sentito usato il senegalese che ha ucciso l'americana Ashley Olsen a Firenze. "Ha risposto a tutte...

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FIRENZE - Si sarebbe sentito usato il senegalese che ha ucciso l'americana Ashley Olsen a Firenze.




"Ha risposto a tutte le domande" del gip Matteo Zanobini "in maniera esaustiva" Cheik Diaw, il 27enne accusato dell'omicidio della 35enne americana trovata morta strangolata sabato 8 gennaio nel suo appartamento in via Santa Monica, nel quartiere di Santo Spirito a Firenze. Lo spiega all'Adnkronos l'avvocato difensore del 27enne, Antonio Voce, parlando dell'interrogatorio che si è tenuto nell'ambito dell'udienza di convalida del fermo di Cheik Diaw.

"Il mio assistito ha confermato quanto detto nel primo interrogatorio e quindi che all'origine c'è stato un litigio nato dal fatto che dopo un rapporto sessuale questa ragazza lo ha cacciato in malo modo dal suo appartamento", ha detto, aggiungendo che il 27enne si sarebbe sentito usato. Quanto alla convalida del fermo, l'avvocato ha sottolineato di non avere ancora notizie ma precisa "io comunque non mi sono opposto".

"AGI' CON VIOLENZA" Cheik Diaw, il senegalese accusato della morte della 35enne statunitense Ashley Olsen, colpì la giovane donna con «una violenza straordinaria e gratuita», rivelando col suo comportamento «un cinismo e una carica di aggressività straordinari». Queste alcune delle considerazioni che hanno indotto il gip di Firenze a disporre nei suoi confronti la convalida del fermo e la custodia cautelare in carcere.


A carico di Cheik Diaw pesano un quadro indiziario «grave e univoco» e un concreto pericolo di fuga, dovuto soprattutto alla sua situazione di immigrato irregolare, privo di permesso di soggiorno, di un lavoro regolare e, spiega sempre il giudice, «dedito all'uso di sostanze stupefacenti». Il 27enne senegalese, fin dal suo arrivo in Italia, si è fatto conoscere nel mondo della movida fiorentina per i suoi modi «violenti e prepotenti». Del suo comportamento dopo l'omicidio, sostiene il gip, colpisce la mancanza di una presa di coscienza di quanto commesso e «l'assenza di pentimento». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico