LECCE - «Stavamo litigando come spesso accadeva. Mi ha cacciato via, mi ha detto di andarmene da casa, come era solito dirmi da tempo. Eravamo in cucina dove lui stava...
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Al pm Luigi Mastroniani ha spiegato che si è trattato di un incidente. Ha riferito di aver spruzzato il padre con l'alcol e di aver visto subito dopo una fiammata levarsi dal fornello della cucina. «Dopo la morte di mio padre - ha aggiunto - ho prima lavato tutto il pavimento, poi ho cucinato della pasta con del ragù, non perché avessi fame ma per smorzare la tensione che avevo addosso». L'uomo ha detto anche che dopo la morte del genitore ha staccato il telefono e i quadri elettrici dell'appartamento per evitare che potesse citofonare qualcuno, ed ha aperto un pò le tapparelle «per far andare via il fumo e l'odore acre». Ha poi aggiunto di aver distrutto nel camino la bottiglia da litro di alcol spruzzata sul padre: «Non potevo vederla perché mi ricordava la morte di papà», ha ammesso. Al magistrato ha ripetuto che non voleva uccidere il genitore, definito un uomo dal carattere scontroso, dai modi rudi, solitario e chiuso, che era solito inveire e gridare. Si sarebbe trattato - si è giustificato - di un raptus, un gesto di stizza indotto dalle parole pronunciate con astio dal genitore che a suo dire non lo avrebbe mai accettato preferendogli la sorella che lavora a Roma. Secondo l'uomo, il padre non gli aveva mai perdonato di aver interrotto gli studi di ingegneria per un lavoro, l'intermediazione immobiliare online, giudicato poco onorabile.
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Corriere Adriatico