Andrea Landolfi, lanciò la ragazza dalle scale: il pugile romano condannato per omicidio

Andrea Landolfi, lanciò la ragazza dalle scale: il pugile romano condannato per omicidio
Non è stato un incidente, ma un omicidio. Nessun dubbio per la Corte d'Appello: la morte di Maria Sestina Arcuri, 26enne calabrese, è stata voluta e causata dal...

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Non è stato un incidente, ma un omicidio. Nessun dubbio per la Corte d'Appello: la morte di Maria Sestina Arcuri, 26enne calabrese, è stata voluta e causata dal fidanzato Andrea Landolfi, pugile romano di 33 anni. È stato lui a lanciarla giù per le scale della casa della nonna, a Ronciglione, provocandole ferite mortali. I giudici di secondo grado, ribaltando a sorpresa la sentenza di assoluzione emessa dal Tribunale di Viterbo, lo hanno condannato a 22 anni di carcere.

 

 

Il pugile romano Landolfi condannato per omicidio


Landolfi, che a sua tempo aveva festeggiato la scarcerazione da Regina Coeli, resterà ancora a piede libero, almeno fino a quando non sarà scritta la parola fine su questa vicenda. Una vicenda iniziata il 3 febbraio 2019 nel piccolo centro dei Cimini, nella Tuscia viterbese. Quella notte i due fidanzati si trovano a casa della nonna di lui. Hanno una brutta lite, lei precipita dalle scale e sbatte la testa. Poche ore dopo, viene trasportata da un'ambulanza all'ospedale Belcolle di Viterbo, dove un intervento chirurgico non basta a salvarle la vita.
La Procura della Repubblica ha considerato fin da subito responsabile della morte il fidanzato. Per il pubblico ministero, che ha coordinato le indagini dei carabinieri, è stato lui a spingere la ragazza e lo ha fatto di proposito. Landolfi però non viene subito arrestato, nonostante l'insistenza della Procura il Gip dice no. Poi è il Tribunale del Riesame a cambiare prospettiva e da qui l'ordine di arresto, con il giovane pugile finito a Regina Coeli.

 

L'INCHIESTA


Tra gli elementi chiave nell'inchiesta, pesa anche la testimonianza del figlio di Landolfi, che all'epoca aveva cinque anni. In un'audizione protetta, il bambino ha raccontato di avere assistito a tutta la scena e l'ha ricostruita, servendosi di un pelouche. «L'ha lanciata di peso, l'ha buttata proprio. Ha fatto bam addosso al muro. Così guarda, bam. Ha urlato ah tipo Tarzan». Il processo in Corte d'Assise a Viterbo, però, non ha fornito la certezza che sia stato un omicidio e Landolfi il 19 luglio 2021, è assolto ed è tornato in libertà. Ma il braccio di ferro è continuato, soprattutto perché la parte civile (i genitori di Maria Sestina, assistiti dall'avvocato Vincenzo Luccisano) e la Procura di Viterbo non si sono arresi. Due mesi fa l'inizio del processo davanti alla Corte d'Assise d'Appello. Sono tornati in aula gli stessi protagonisti, non c'è stata alcuna nuova perizia sulla dinamica o scena del delitto, ma il verdetto è stato opposto. Nel tardo pomeriggio di ieri, infatti, è arrivata la sentenza: Landolfi è colpevole di omicidio. Dovrà scontare 22 anni di reclusione. «C'è delusione - afferma il suo avvocato, Serena Gasperini -, non ce lo aspettavamo. Non è stato aggiunto alcun nuovo elemento. È una storia che si ripete, diversi occhi sullo stesso fatto danno una valutazione diversa. Di certo questa sentenza è inaspettata». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico