La cannabis a scopo terapeutico, ideale per patologie croniche come l’emicrania, la sindrome del colon irritabile e la fibromalgia

Il medico anconetano Michele Gardarelli
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ANCONA - Non solo fumo. La cannabis è una pianta utilizzata dall’uomo anche a scopo terapeutico da migliaia di anni. Oggi è diffusa in molte nazioni e dal 2015, in Italia, un decreto del Ministero della Salute ha regolamentato l’uso di questa pianta. Beninteso: quando si parla di cannabis terapeutica s’intende quella prodotta con tecniche particolari che puntano alla purezza e alla standardizzazione della concentrazione dei principi attivi. La cannabis terapeutica in Italia è prodotta dallo stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze ed è importata dal Canada e dall’Olanda. «Può essere prescritta solo da medici e venduta solo in farmacia», avverte Michele Gardarelli, medico di Ancona. Ma l’uso, intanto, è in continua espansione: nella regione Marche è perfino a carico del Servizio sanitario nazionale per certe problematiche e questo significa che il paziente paga solo il ticket se non ha l’esenzione.


Precisa l’esperto: «Si definisce così, ad esempio, la Cannabis FM-2, contenente Thc 5-8% e Cbd 7,5-12%, prodotta in Italia secondo le direttive Ue; la distribuzione è autorizzata dall’Organismo statale per la cannabis, attivo presso il Ministero della Salute. Inoltre, da diversi anni, alcune farmacie in Italia, come farmaco galenico, preparano anche formulazioni con concentrazioni di Thc oltre il 20%”. Negli ultimi anni, la cannabis è stata oggetto di grande interesse da parte degli scienziati. Il motivo? E’ presto detto. «In quasi tutti gli organi umani – chiarisce il medico - sono stati individuati dei recettori per alcune molecole, i cannabinoidi, che, essendo sintetizzati dalle cellule umane, sono chiamate endocannabinoidi. Il corpo umano è in grado di produrre queste sostanze come l’anandamide, per regolare numerose funzioni come la percezione del dolore e la modulazione del sistema immunitario». 

Come evidenzia Gardarelli, «secondo alcuni studi, il malfunzionamento del sistema endocannabinoide, potrebbe essere alla base di patologie croniche come l’emicrania, la sindrome del colon irritabile e la fibromalgia. Tutte problematiche caratterizzate da dolore cronico, che è uno dei possibili campi di azione individuati per la cannabis terapeutica». Il dolore cronico è quello che si protrae per oltre 3-6 mesi, oltre cioè i normali tempi di guarigione per una lesione o per un’infiammazione. Dunque, l’uso di questa pianta è consigliato, come riferisce il medico, «per alleviare dolori cronici associati a sclerosi multipla o lesioni del midollo spinale ma può essere indicata anche per far fronte ad alcuni effetti avversi della chemioterapia, radioterapia o di alcune terapie per l’Hiv». Può essere prescritta anche per malattie reumatiche o neuropatie. Non solo. «La cannabis è usata anche come stimolante dell’appetito nella cachessia e anoressia in pazienti oncologici. Può essere impiegata anche per abbassare la pressione intraoculare nei casi di glaucoma e può anche aiutare a ridurre i movimenti involontari del corpo nella sindrome di Gilles de la Tourette». Secondo studi recenti, la cannabis avrebbe anche proprietà migliorative per i disturbi dell’umore, antiepilettiche e antitumorali ma, su queste ultime, si devono effettuare ancora molti approfondimenti. La somministrazione di questi farmaci a base di cannabis può avvenire per via orale come decotto o preparato oleoso oppure per via inalatoria tramite vaporizzatori ad hoc. E’ chiaro che il dosaggio dipende anche dalla patologia ma, fa sapere Gardarelli, «è consigliabile cominciare da dosi minime e via via regolarle in base alle reazioni della persona». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico