Alzheimer, malati e famiglie lasciati soli Uno studio può dare nuove speranze

Alzheimer, malati e famiglie sempre più soli
ROMA - Un mondo che invecchia, dove cresce l’impatto della malattia in termini di isolamento sociale. La famiglia è ancora il fulcro dell’assistenza, ma...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
ROMA - Un mondo che invecchia, dove cresce l’impatto della malattia in termini di isolamento sociale. La famiglia è ancora il fulcro dell’assistenza, ma può contare su una disponibilità di servizi che nel tempo si è ulteriormente ristretta, mentre sono ancora presenti le profonde differenziazioni territoriali dell’offerta.


Sono le riflessioni di Ketty Vaccaro, responsabile dell’Area Welfare e Salute del Censis alla presentazione dell’indagine realizzata con l’associazione “Aima” e il contributo di Lilly sulla malattia e l’impatto nella società e la famiglia.

In Italia ci sono circa 600mila malati di Alzheimer, destinati ad aumentare per l’invecchiamento della popolazione. I costi diretti dell’assistenza ammontano a oltre 11 miliardi di euro, di cui il 73% a carico delle famiglie. Il costo medio annuo per paziente è pari a 70.587 euro, mentre l’età media dei malati di Alzheimer è di 78,8 anni (era di 77,8 anni nel 2006 e di 73,6 nel 1999). Il 72% dei malati è costituito da pensionati.

Ma sono invecchiati anche i caregiver impegnati nella loro assistenza: hanno mediamente 59,2 anni. Impegno che determina conseguenze anche sul suo stato di salute, in particolare tra le donne: l’80,3% accusa stanchezza, il 63,2% non dorme a sufficienza, il 45,3% afferma di soffrire di depressione, il 26,1% si ammala spesso. Il 47,7% dei caregiver afferma di aver reagito subito alla comparsa dei primi sintomi della malattia del proprio assistito, interpellando il medico di medicina generale (47,2%), lo specialista pubblico (33,1%) o lo specialista privato (13,6%). Solo il 6,1% si è rivolto a una Uva (Unità di valutazione Alzheimer). I pazienti che accedono ai farmaci specifici passa dal 59,9% al 56,1%. Il 38% è assistito da una badante, del cui costo si fa carico economicamente un malato su due.


Una speranza intanto arriva dalla ricerca del Policlinico Gemelli: la stimolazione elettrica sulla testa, studiata per ora su topolini, potenzia la memoria e in futuro potrebbe essere efficace in anziani con deficit cognitivi. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico