Il vertice si rivela un buco nell’acqua: i pescatori ora scioperano a oltranza

Il vertice si rivela un buco nell’acqua: i pescatori ora scioperano a oltranza
SAN BENEDETTO  - Anche a San Benedetto lo sciopero della pesca proseguirà ad oltranza. Dopo le tensioni di domenica sera la marineria rivierasca ha cambiato rotta. In...

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SAN BENEDETTO  - Anche a San Benedetto lo sciopero della pesca proseguirà ad oltranza. Dopo le tensioni di domenica sera la marineria rivierasca ha cambiato rotta. In particolar modo in seguito all’incontro avvenuto, nella serata di lunedì a Roma con il senatore Francesco Battistoni e il direttore generale della Pesca Riccardo Rigillo descritto dai partecipanti come un vero e proprio buco nell’acqua.

 

Dopo una unga anticamera infatti la delegazione sambenedettese è riuscita a parlare con i due che, però, non sarebbero riusciti a fornire risposte relativamente alle richiesta di far calare il prezzo del gasolio per i pescherecci. 


Si è parlato di un fondo di venti milioni di euro al quale però, probabilmente, la maggior parte delle imprese di pesca difficilmente potrà attingere. «A quei soldi potrà accedere soltanto chi non ha alcuna pendenza o pagamento arretrato nei confronti dello Stato - afferma il presidente della Cooperativa Pescatori Progresso, Giuseppe Pallesca - ma in questo periodo quasi tutte le imprese, essendo in forte difficoltà, hanno qualche pagamento in sospeso che non sono riuscite ad onorare. Così per paradosso a quei soldi potrà accedere soltanto chi ha le spalle già larghe». Da qui la decisione di andare oltre la settimana di durata della protesta.

Dopo i fatti di domenica, con i marittimi sambenedettesi pronti ad andare in mano malgrado buona parte degli altri porti avessero deciso di fermarsi, anche i pescatori della Riviera delle Palme avevano stabilito uno stop che però avrebbe dovuto avere la durata di una settimana. L’assenza della classica luce in fondo al tunnel constata durante l’incontro nei palazzi romani ha però spinto anche i sambenedettesi ad allungare lo stato di agitazione a data da definire.


«Quello che qui volevamo evitare - continua Pallesca - era quello di alzare i toni e rischiare denunce. Ma da Roma non c’è risposta e a questo punto è evidente che così non si può andare avanti». Anche perché, a questo punto, sono rimasti davvero in pochi a non andare in mare. In Adriatico praticamente nessuno mentre sul versante nord occidentale della penisola, a lavorare sono ancora i marittimi di Viareggio e quelli di alcuni porti liguri. E proprio in queste ore i pescatori degli altri porti, compresi i sambenedettesi, stanno lavorando per fare opera di convincimento nei confronti dei colleghi per arrivare ad un blocco praticamente nazionale del settore della pesca. 


Un blocco che a Roma è stato definito come inopportuno ma che, se le cose dovessero restare così, sam bra davvero inevitabile e, probabilmente, anche l’unico strumento per evitare il tracollo di molte piccole aziende che operano nel settore peschereccio. Il prezzo del gasolio, nel frattempo, resta assestato su un euro e venti centesimi, una cifra davvero spropositata, più del doppio del costo medio del carburante destinato alle barche da pesca.

 

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Corriere Adriatico