Trigoni con aculei velenosi a pochi metri da riva: «Sono attirati dalle acque calde»/ Cosa fare in caso di puntura

San Benedetto, trigoni con aculei velenosi a pochi metri da riva: «Sono attirati dalle acque calde»
SAN BENEDETTO - «Le variabili possono essere molte, ma, secondo alcuni studi, questi animali risentono dell’aumento della temperatura dell’acqua. Ciò...

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SAN BENEDETTO - «Le variabili possono essere molte, ma, secondo alcuni studi, questi animali risentono dell’aumento della temperatura dell’acqua. Ciò influenza il loro metabolismo e la tendenza alla riproduzione, così si avvicinano alla riva per ricercare del cibo e per le loro attività riproduttive». Sono parole con cui il professor Alberto Felici spiega gli avvistamenti di trigoni (pesci simili alle razze) che negli ultimi giorni si stanno registrando lungo la costa di San Benedetto, anche a due passi dal bagnasciuga. 


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Tramite la fonica della spiaggia, la Capitaneria di porto ha già invitato i bagnanti a non arrecare disturbo agli animali ed a mantenersi a distanza di sicurezza. «Mi complimento con il comandante Colarossi per la perfetta gestione della situazione. A chi frequenta la spiaggia consiglio di attenersi scrupolosamente a tali indicazioni» prosegue il direttore dei corsi postlaurea sulle risorse marine costiere dell’Università di Camerino.
 
Una caratteristica del trigone (chiamato comunemente pastinaca) è quella di rimanere seminascosto sotto la sabbia. Essendo munito di un aculeo velenoso, potrebbe rappresentare un problema per chi, inavvertitamente, lo dovesse calpestare: «Sono specie non aggressive che si difendono solo se si sentono in pericolo - chiarisce Felici - e questo non è certo l’unico pesce velenoso presente nel nostro mare. Quando si cammina in acqua occorre sempre stare attenti a dove si mettono i piedi. Nel caso del trigone, nascosto sotto la sabbia, lascia scoperti gli occhi e, facendo attenzione, si possono individuare». 
I rimedi

In caso di puntura, l’esperto sconsiglia rimedi “fai da te”: «La ferita va in ogni caso fatta controllare da un medico e l’unica cosa che si può fare in attesa dei soccorsi specializzati e quella di trattare la lesione con dell’acqua salata calda: sui 50-60 gradi. In questo modo, il veleno viene inattivato». Secondo le informazioni possedute da Felici, la presenza sulle coste adriatiche di quest’animale è segnalata da alcuni anni, con intensità discontinue legate a fattori ancora non del tutto chiari: «È una specie che necessita di essere ulteriormente studiata, non è detto che l’anno prossimo avremo una situazione analoga qui da noi». Lo scorso anno, l’UniCam ha realizzato un master in Management aree e risorse acquatiche costiere, diretto da Felici stesso, durante il quale si è parlato anche di questa tipologia di pesce. Con i collaboratori Salvatore Coco e Giuseppe Rijllo, il docente continua a ricercare materiali di studio. Per questo s’appella ai bagnanti che negli ultimi giorni avessero fatto foto o video dei trigoni: «Inviateci tutto all’indirizzo mail risorsemarinecostiere@unicam.it». Manco a farlo apposta: il caso dei trigoni è stato affrontato anche dal primo corso sulla “Tutela dai rischi in ambiente marino” che l’università camerte ha tenuto quest’anno, in collaborazione con la Federazione italiana salvamento acquatico. Ventidue persone sono state formate pure nella gestione pratica di queste situazioni. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico