Il Tar ordina di raccogliere di nuovo le firme contro lo stoccaggio del gas

Il sito per lo stoccaggio di gas
SAN BENEDETTO - Le firme per il ricorso al Tar sullo stoccaggio del gas, presentato dal Movimento Cinquestelle, sono tutte da rifare. Nei giorni scorsi il Tar Lazio ha comunicato...

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SAN BENEDETTO - Le firme per il ricorso al Tar sullo stoccaggio del gas, presentato dal Movimento Cinquestelle, sono tutte da rifare. Nei giorni scorsi il Tar Lazio ha comunicato la richiesta della ripresentazione di tutte le firme di chi aveva sottoscritto, a suo tempo, tale ricorso, pena la decadenza immediata di tale atto amministrativo. Quindi devono essere rintracciati, entro 120 giorni, tutti i firmatari e al riguardo verrà organizzata un’assemblea pubblica presso la parrocchia dell’Annunziata. 

 

La richiesta


 

Una doccia fredda quella che i pentastellati sambenedettesi hanno ricevuto nei giorni scorsi, quando il Tar ha richiesto loro le oltre 40 firme apposte ben 6 anni fa sul ricorso contro lo stoccaggio del gas che doveva sorgere all’Agraria. La richiesta, infatti, sarebbe motivata proprio dal fatto di voler constatare come, a distanza di sei anni, ci sia la stessa volontà da parte dei cittadini di contrastare tale intervento. Era il 2017 quando venne organizzata la sottoscrizione dell’atto giudiziario e ora si dovranno ritrovare tutti i firmatari, uno per uno. Tanto che il Movimento ha pensato di indire un’assemblea pubblica presso i locali della parrocchia Santissima Annunziata per rintracciare i sottoscrittori. Un’operazione non semplice. Si dice preoccupato l’ex consigliere regionale del M5S Peppe Giorgini il quale afferma: «Il nostro ricorso al Tar, per bloccare la realizzazione dello stoccaggio gas nella nostra città, è l’unico rimasto e se riescono a bloccarlo (come credo stiano cercando di fare) in pochi mesi saranno in grado di realizzare l’impianto».


Le motivazioni


«In quel caso - continua Giorgini - la città non sarà più la stessa, lo abbiamo spiegato centinaia di volte nei nostri convegni, non solo per il forte inquinamento e il fetore che l’impianto emanerebbe 24 ore al giorno ma anche sul fronte della sicurezza; oltre alla forte svalutazione degli immobili di tutto il comprensorio. Fino ad ora abbiamo fatto l’impossibile per contrastare le lobby che vogliono realizzare l’impianto. Però sembra non bastare, la lotta sarà ancora lunga. Circa sei anni fa mi occupai personalmente della raccolta firme, con l’aiuto di qualche cittadino volenteroso, ma ora non so se tutti quelli che hanno sottoscritto il ricorso abitano ancora qui all’Agraria». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico