Cariche della polizia sullo sciopero dei pescatori: «Andremo avanti a oltranza, niente pesce sulle tavole»

I pescatori a Roma
SAN BENEDETTO - Il blitz a Roma delle marineria non ha portato a nulla. E la delegazione composta da circa 40 sambenedettesi è almeno riuscita ad evitare di finire...

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SAN BENEDETTO - Il blitz a Roma delle marineria non ha portato a nulla. E la delegazione composta da circa 40 sambenedettesi è almeno riuscita ad evitare di finire coinvolta nei disordini che si sono tenuti, nel tardo pomeriggio di ieri, di fronte alla sede del Ministero delle Politiche Agricole dove nessun marittimo è riuscito a farsi ricevere. 

 

 
Le intenzioni
Ad incontrare i vertici del ministero sono stati i rappresentanti della associazioni di categoria che hanno riportato, ai pescatori che attendevano fuori, in via Venti Settembre, l’ennesimo rifiuto: contro il caro gasolio non si può fare nulla. A quel punto sono iniziati disordini che hanno visto la polizia caricare gruppi di persone che stavano lanciando bombe carta. I marittimi sambenedettesi, per fortuna, avevano già ripreso l’auto e se ne erano andati, altrimenti sarebbe stata l’ennesima beffa. «Sono deluso e amareggiato - spiega Giuseppe Pallesca della cooperativa Pescatori Progresso che ieri guidava la delegazione - i termini sono stati perentori. La situazione non cambierà, possiamo andare altre cento volte a Roma ma per il caro gasolio non sarà fatto nulla». Uno sconforto che ha spinto i marittimi a riprendere l’auto e tornare nelle Marche. La giornata era iniziata con molte speranze. I marittimi erano partiti senza avvisare nessuno sperando di potersi presentare in massa di fronte al ministero e riuscire ad ottenere un confronto diretto con i vertici della Direzione Nazionale della Pesca. Invece ad attenderli hanno trovato la polizia che li ha tenuti all’esterno del palazzo consentendo soltanto ai rappresentanti delle associazioni di categoria l’accesso negli uffici. Nel pomeriggio, dopo ore di attesa sotto il sole, è arrivato il verdetto sul nulla di fatto. A quel punto sono iniziati i disordini. Insomma lo sciopero continuerà e continuerà a oltranza. Non c’è una data fissata per la ripartenza e rischiadi rendersi più aggressiva, a questo punto, la campagna contro la commercializzazione del pesce estero, in particolar modo quello croato. Al di là dell’Adriatico, infatti, le barche continuano a pescare e a vendere il prodotto. 


L’appoggio


Intanto è arrivato l’appoggio del senatore Giorgio Fede allo scopero dei marittimi: «Le marinerie italiane - ha affermato - si sono fermate perché l’aumento dei costi del carburante generato da guerra e speculazioni internazionali penalizzano migliaia di famiglie e colpisce commercio e ristorazione. Dobbiamo lavorare per cercare la soluzione e consentire che i costi siano sostenibili dalle imprese. Non ho mai voluto far mancare appoggio e sostegno al mio territorio men che meno in questa circostanza ed era doveroso essere presenti ed ascoltare in prima persone i problemi delle marinerie. La pesca per il territorio marchigiano è un comparto fondamentale che interessa tutta la costa e le principali marinerie: Ancona, Civitanova,  San Benedetto, Fano, Porto San Giorgio, Senigallia».

 

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Corriere Adriatico