Il rudere di via Calatafimi resiste all’indignazione e rimane il luogo di ritrovo di tanti sbandati

Il rudere di via Calatafimi resiste all’indignazione e rimane il luogo di ritrovo di tanti sbandati
SAN BENEDETTO  - Nella campagna elettorale irrompe il rudere industriale di via Calatafimi. Seppur con toni e spazi diversi, in tutti i programmi delle cinque parti in lizza...

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SAN BENEDETTO  - Nella campagna elettorale irrompe il rudere industriale di via Calatafimi. Seppur con toni e spazi diversi, in tutti i programmi delle cinque parti in lizza si fa riferimento al destino dell’ex fabbrica che da decenni languisce nel quartiere S. Filippo. 

 
Per il programma di Aurora Bottiglieri è indispensabile una riqualificazione proprio lungo quella strada. Mentre nel documento programmatico di Antonio Spazzafumo si punta su «recupero del patrimonio edilizio esistente e miglioramento della qualità edilizia attraverso processi di rigenerazione e riqualificazione urbana». Rispolvera un nuovo Piano Regolatore il programma di Paolo Canducci: «Un ridisegno della città prioritariamente orientato verso il riuso e la rigenerazione urbana e cioè verso la demolizione e la modifica di edifici ed infrastrutture in stato di abbandono o di forte ammaloramento».

Nei programmi del sindaco uscente Pasqualino Piunti è chiarito che: «Saranno attenzionate in particolare le aree soggette a degrado urbanistico, edilizio, ambientale e socio-economico. Di conseguenza, in accordo con i privati proprietari delle aree, si provvederà a una riqualificazione delle stesse, che garantiscano maggiore decoro, sicurezza igienico-sanitaria e una nuova vita produttiva dei manufatti».

Ma le considerazioni più eclatanti vengono messe, nero su bianco, dal programma di Serafino Angelini: «Il problema della ex rubinetteria di via Calatafimi, ormai triste esempio di archeologia industriale va in qualche maniera affrontato; innanzitutto va circoscritto e scongiurato un eventuale disastro ambientale per colpa di possibile inquinamento da cromo esavalente; una analisi attenta e circostanziata è necessaria al più presto per verificare la priorità e l’urgenza di intervento, nonché verificare la possibilità di aiuti esterni».

In attesa che il prossimo sindaco ci metta le mani, quel rudere è ormai infelicemente famoso come punto di riferimento per sbandati e senza-tetto. Lo scorso aprile, la polizia effettuò un blitz all’interno della fatiscente struttura, trovando i resti di diversi bivacchi, lì da chissà quanto tempo. A inizio del 2019, l’allora assessore ai lavori pubblici Andrea Assenti affrontò il nodo durante un incontro pubblico: «Non essendo una proprietà comunale non possiamo intervenire direttamente, ma abbiamo segnalato il problema a tutte le autorità». A distanza di oltre 2 anni, non si sono visti concreti passi avanti.

 

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Corriere Adriatico