San Benedetto, manca l'insegnante Scuola negata al ragazzo disabile

Scuola negata per un bambino disabile
SAN BENEDETTO Andrea (il nome è di fantasia) non vuole vincere le Paralimpiadi. Si accontenterebbe di poter andare a scuola tutti i giorni. Come accadeva alle Elementari...

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SAN BENEDETTO Andrea (il nome è di fantasia) non vuole vincere le Paralimpiadi. Si accontenterebbe di poter andare a scuola tutti i giorni. Come accadeva alle Elementari che ha terminato l’anno scorso, con risultati più che lusinghieri quanto a integrazione. Ma, una volta arrivato alle Medie, alla scuola Curzi per l’esattezza, Andrea si è ritrovato senza insegnante di sostegno. Ovviamente, come troppo spesso accade nel Belpaese, il docente gli spetta di diritto, ma è in attesa di nomina. Arriverà, forse, quando l’anno scolastico sarà ben avviato e lui avrà perso altro tempo. Sicuramente quando la burocrazia avrà fatto il suo corso. «Andrea, in queste condizioni - racconta la mamma Cristiana - non può andare a scuola. Ha 16 anni e una grave disabilità che lo porta ad aver bisogno, oltre che dell’insegnante dedicata, anche del cosiddetto assistente all’autonomia». Questa figura, a dir la verità, gli è stata assegnata ma per sole 10 ore sulle 18 necessarie e pure concordate nel Gruppo H (organismi istituiti dalla legge 104 del 1992, composti da insegnanti, operatori dei servizi, familiari e studenti per collaborare alle iniziative educative e di integrazione predisposte dal piano educativo ndr). 

«Era il 2 febbraio del 2016, più di sette mesi fa - continua la mamma - e poi ancora il 26 maggio scorso quando nel Gruppo H si era verbalizzato con l’accordo di tutte le parti presenti la necessità per mio figlio delle 18 ore di sostegno, compresa l’assistenza all’autonomia. Almeno per il primo mese di scuola, per dare la possibilità alla nuova insegnante di conoscere bene il ragazzino, considerata la disabilità così grave». Venerdì scorso la donna ha contattato la dottoressa Antonietta Pallotta, responsabile dei rapporti scuola-Unità Multidisciplinare per l’età evolutiva.
«Mi sono sentita rispondere - dice ancora la signora Cristiana - che devo aver pazienza perché siamo solo all’inizio!». Ma questo “inizio” era cominciato più di sette mesi fa. Intanto sono state interessate del caso anche la dirigente scolastica che ha assicurato un intervento con il provveditorato e Graziella Capecci, responsabile dei servizi sociali del Comune (da cui dipendono le ore di assistenza all’autonomia) per superare la situazione. 

«In queste condizioni - chiude la mamma - non posso portare mio figlio a scuola soltanto per un’ora e 20. Non faccio in tempo ad arrivare che lui deve andare già via». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico