«Serve un Comitato di salvaguardia affinché la nostra città conti di più». Anche l’ex assessore Torquati suona la carica

Il Comune di San Benedetto
SAN BENEDETTO - «Ho la netta sensazione che bisognerebbe fare un Comitato di salvaguardia della città. Più passa il tempo e più regrediamo»....

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SAN BENEDETTO - «Ho la netta sensazione che bisognerebbe fare un Comitato di salvaguardia della città. Più passa il tempo e più regrediamo». L’ex assessore Nazzareno Torquati vorrebbe avere probabilmente qualche anno in meno e qualche forza in più. Anche lui, come Gino Troli, suona la carica alla città ma, come il suo collega, sembra una voce che grida nel deserto. La quarta città delle Marche, uno dei comprensori più grandi di tutta la Regione non ha voce in capitolo ad Ancona. 


L’analisi
«Abbiamo un sindaco di estrazione civica - secondo Torquati - e questo ci penalizza. Per poter alzare la voce, per farsi sentire e pretendere per San Benedetto quello che merita bisogna avere una forza alle spalle che soltanto un partito strutturato può dare». Forse, ma è pur vero che la progressiva perdita di potere del territorio è avvenuta anche quando al civico 124 di viale De Gasperi c’era chi era espressione di coalizioni forti, forse così tanto da dover essere divise per imperare. «Bisognerebbe rileggere la storia, il libro di Liburdi - cita dottamente Torquati - quando grazie a una “mascherata” San Benedetto e Grottammare nel 1800 ritrovarono fraternità e concordia. Il nostro sindaco dovrebbe crearsi alleanze, uscire dall’aureo isolamento che lo porta a governare con solo il 14% dei voti effettivi. Imparare a fare squadra non restare chiusi “su dentro”. Ad esempio, il Piano regolatore: ma se la nostra città ha una densità doppia rispetto a Tokio, come si può ragionare in termini di secolo scorso?».
Il metodo
«Dobbiamo pensare in grande, servizi condivisi con i Comuni del territorio. Affinché ognuno resti con la propria identità ma potenziare l’ambito territoriale che è di circa 100mila abitanti. L’esempio dovrebbe essere la città metropolitana di Nizza perché se ognuno va avanti da solo non si trovano neppure i fondi mentre se ci si consorzia con un progetto organico spuntano fuori». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico