San Benedetto, peschereccio affondato, l’armatore Mastrangelo sotto choc: «Con l’Antonio Padre ho perso 40 anni del mio lavoro»

Il comandante della Roberta li ha salvati: «Gridavano aiuto»

Piero Capanna, comandante dell'imbarcazione Roberta
SAN BENEDETTO - «Sto male ho perso tutto, ben quarant'anni anni di lavoro» non ha altro da dire Paolo Mastrangelo, l'armatore dell'Antonio Padre, che...

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SAN BENEDETTO - «Sto male ho perso tutto, ben quarant'anni anni di lavoro» non ha altro da dire Paolo Mastrangelo, l'armatore dell'Antonio Padre, che chiede di non essere più disturbato e di rispettare il suo enorme dolore per aver perso le fatiche di una vita intera, il sudore delle notti in cui lasciava a casa la sua famiglia per andare in mare. Una disperazione immensa quella che si legge negli occhi di Mastrangelo mentre esce dalla Capitaneria e si infila velocemente in auto, dove lo sta aspettando sua moglie. 

Lo strazio

Lo strazio è comprensibile, anche se a Paolo Mastrangelo in verità è rimasta la cosa più importante: la propria vita e quella del suo equipaggio. E quando lo struggimento con il tempo passerà, si renderà conto di che fortuna ha avuto l'uomo a poterlo raccontare, una fortuna che molti non hanno avuto, perché «il mare non perdona» come ha affermato un pescatore in pensione. Una grande mano dal cielo è certamente arrivata dal peschereccio Roberta, la barca che ha tratto in salvo l'armatore e gli altri due membri dell'equipaggio. Piero Ciapanna, comandante dell'imbarcazione Roberta, racconta di quella notte: «Eravamo usciti da circa 40 minuti, e con l'Antonio Padre avevamo le rotte incrociate, perché noi stavamo andando al largo in zona di pesca, mentre il peschereccio affondato stava rientrando in porto. Ho sentito dalla radio di colpo l'armatore dell'Antonio Padre, Paolo Mastrangelo, che cercava aiuto, con una voce abbastanza concitata stava gridando “Stiamo affondando, aiuto stiamo affondando”. Noi eravamo la barca più vicina, infatti in dieci minuti siamo arrivati e li abbiamo trovati tutti e tre già sulla zattera, mentre il peschereccio era per metà pieno d'acqua, e nel tempo che loro sono saliti a bordo l'imbarcazione era già completamente affondata. Si vedeva lo squarcio a prua, leggermente spostato sul lato sinistro». L'equipaggio era formato dall'armatore Paolo Mastrangelo, dal comandante di origini tunisine, ma residente da anni a Grottammare, Said, e da un altro membro sempre tunisino, che hanno raccontato ai loro salvatori ciò che era successo: «È stata una sbadataggine, non se ne sono accorti che stavano andando addosso all'ex piattaforma, che in realtà è un palo grosso come quello della luce: è stata proprio sfortuna colpirlo. Il palo è segnalato, però non si vede molto, soprattutto quando si va in rotta inversa verso fuori con l'orizzonte buio si riesce a vedere una lampadina che sta proprio sulla testa della Fabrizia 1, ma quando si torna verso terra con le luci della costa è difficile vederla».

I precedenti

L'Antonio Padre già nel 2009 aveva subìto un danno dopo aver urtato gli scogli, ma all'epoca la barca era stata recuperata e grazie alle cure del cantiere navale Marchetti era tornata in mare. Nei prossimi giorni i sub si immergeranno per capire se sarà possibile tirarlo fuori dall'acqua. L'elicottero della guardia costiera intanto prosegue i controlli per scongiurare l'inquinamento ambientale e sono stati posizionati dei nastri oleo assorbenti in quel tratto di mare, mentre la Capitaneria di porto continua le indagini sull'incidente.

 

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Corriere Adriatico