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SAN BENEDETTO - Un nuovo parcheggio sul torrente Albula si può fare ma potrà essere solo interrato - opzione già scartata - o sopraelevato e, quindi, dovrà rispettare anche criteri estetici. Si è tenuta nei giorni scorsi, in via piuttosto riservata, una serie di riunioni tra il sindaco Antonio Spazzafumo, l’assessore Bruno Gabrielli, il dirigente dell’Area gestione del territorio Giorgio Giantomassi, i tecnici dell’ente e il dirigente del settore Tutela del territorio della Regione Marche Vincenzo Marzialetti.
I temi
Nel corso degli incontri è stata vagliata la sicurezza dell’Albula considerato che il torrente passa al centro della città e con il cambiamento climatico evidente sono tanti i cittadini che si chiedono se il corso d’acqua è sicuro sia guardando l’insabbiamento della foce sia - in maniera più preoccupante - se i ponti esistenti e il parcheggio sopra l’ospedale non rischino di tombare le acque rendendo quindi possibile un’esondazione come se ne sono viste in questi giorni in altre città.
«Ho raccomandato - spiega Marzialetti - però che se si vorrà procedere con un completo restyling si dovrà operare nello spirito dell’ingenger Onorati, considerando non solo l’aspetto idraulico, imprescindibile per quanto mi riguarda, ma anche estetico: penso ai due obelischi sopra il ponte sul lungomare, di una bellezza straordinaria così come la balaustra».
L'aspetto estetico
Fa strano, insomma, che sia un ingegnere a mettere in guardia gli amministratori sull’aspetto estetico. Ma per una città turistica non si tratta solo di forma piuttosto sostanza come ben sapeva il suo primo designer. D’altra parte c’è già un precedente negativo: il vicino pennello. Nell’anno 2016, infatti, lo stesso Marzialetti, criticò l’opera che in questi giorni sta mostrando i limiti da lui stesso evidenziati: la foce dell’Albula si sta insabbiando e se il nuovo giardino Nuttate del luna è un’attrazione, così come le anatre che lo popolano, lo skyline della città ha perso la veduta dal porto verso il mare “impallato” dalla troppo lunga serie di massi. «Quell’opera doveva - chiude il dirigente - portare al largo l’acqua del torrente per evitare l’inquinamento e non rovinare la visuale». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico